Leopoldo Lugones, Racconti Fatali, trad. Fabrizio Gabrielli, saggio di Camilla Cattarulla, Nova Delphi, 2012, pp.163, €9,00
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di Francesco Sasso
Leopoldo Lugones (1874-1938), storiografo e saggista oltre che poeta, è iniziatore del movimento modernista in Argentina. Nel suo primo libro in versi Las montañas de oro canta con ritmo potente la sua speranza di un avvenire socialista. Tuttavia, nei primi anni del Novecento, Leopoldo Lugones abbandona l’ideologia socialista per quella nazionalista, tanto da individuare nel gaucho il mito che identifica la collettività argentina. Tra le opere di Lugones, vi segnalo Racconti Fatali, raccolta di racconti ascrivibili al genere fantastico, pubblicati nel 1924 e oggi tradotti in italiano da Fabrizio Gabrielli.
In modo particolare, come scrive Camilla Cattarulla, che firma il prezioso saggio d’introduzione, possiamo dividere Racconti Fatali in due parti: «racconti a tema orientale (Il vaso di alabastro, Gli occhi della regina e Il pugnale) e racconti legati a leggende o tradizioni popolari (Il segreto di Don Giovanni e Águeda)».
I primi tre racconti sono narrati in prima persona dallo stesso Lugones e narrano, nel primo, della maledizione del faraone Tutankhamon verso gli archeologi che violarono la sua tomba; nel secondo si racconta di una donna egizia, reincarnazione di una regina nata tremila anni fa, il cui sguardo “fatale” provoca il suicidio di alcuni uomini; nel terzo racconto si narra la storia di un adepto moderno dell’Ordine degli Assassini.
Il quarto racconto, invece, è ambientato a Buenos Aires dove alcuni amici, tra i quali lo stesso Lugones, si riuniscono per festeggiare il ritorno da un lungo viaggio di uno di loro. Durante la cena, il festeggiato afferma di essersi imbattuto in Don Giovanni e di essere a conoscenza di una singolare storia d’amore. L’ultimo racconto, Águeda, forse il più riuscito, narra la storia di un bandito, il gaucho Lucero, che si innamora della giovane e bella figlia del giudice. Decide quindi di rapirla e di confinarla nel suo inaccessibile rifugio tra i monti. Senza farle violenza e nell’attesa di essere amato, il bandito trascorre quattro anni nel tormento d’amore, rifiutando finanche il soccorso di una amica strega e dissipando così la propria reputazione di bandito.
Il tema principale che accomuna i cinque racconti è «il contrasto tra amore e morte e il destino “fatale” di tutti i personaggi, inclusi quelli femminili che irrompono nell’esistenza di quelli maschili creando un’aura di mistero erotico che finisce per condizionare la loro stessa vita e quella dei loro spasimanti» (Camilla Cattarulla, p.25).
In questi racconti si avverte innegabile l’influenza di E.T.A Hoffmann e di Edgar Allan Poe, senza però l’acutezza e l’originalità con cui i due grandi scrittori indagano i meccanismi della mente e della realtà. Tuttavia, in Racconti Fatali traspare una certa cifra stilistica attraverso immagini fastose e squillanti. In molte pagine, Lugones si volge alla tecnica fantastica dell’evocazione di paesaggi allucinati e inquietanti. E va ricordato l’ultimo racconto Águeda, che con straordinaria ricchezza, varietà e vigore di immagini descrive la vita mitica dei gauchi, sorta di cavalieri delle Ande argentine.
f.s.