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Les Misérables di Victor Hugo

Creato il 04 febbraio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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La passione con la quale l’autore ha steso questo poderoso e complesso romanzo, denota quanto gli stesse a cuore la sorte del popolo parigino( in particolare i poveri) dell’epoca post napoleonica. Ne avverte la miseria in tutti i suoi risvolti: le ingiustizie, le furbizie, le attese, l’ignoranza.
Inizia subito con pagine sublimi descrivendo l’incontro di un ex galeotto, personaggio principale, con un umile vescovo che “cercava gli umili, sapendo tacere e parlare a lungo con loro così consolando, innalzava il dolore a speranza”.
Hugo cattura subito l’attenzione del lettore descrivendo, in modo minuzioso, la tempesta di sentimenti diversi che attraversano l’animo dell’ex galeotto (jean valjean) quando, ormai rifiutato da tutti, trova ospitalità in casa del suddetto vescovo che lo accoglie come un fratello, facendosi tramite della provvidenza che sempre si serve dell’uomo per arrivare con la sua grazia a trasformare i cuori. Valjean, inondato da tanta misericordia sente la propria coscienza trasfigurata.
Il protagonista fa tesoro della bontà ricevuta tanto da riversarla gratuitamente su tutti coloro che incontra poi lungo la sua vita.
Toglie dalla miseria un’orfanella( Cosette) e l’alleva amandola come una figlia.
Personalmente, ho letteralmente divorato alcune pagine contenenti dialoghi diretti tra Valjean e Cosette. Delicate, profonde, dove il sentimento dell’amore disinteressato del padre prendono corpo pian piano.
Pur essendo un periodo storico particolarmente ricco di avvenimenti, Hugo ha saputo mantenere viva la passione, sorprendendo il lettore con il passaggio da pagine, apparentemente pesanti, a pagine dense di poesia nella descrizione sia degli stati d’animo dei vari personaggi, sia dei luoghi come parchi, giardini, vie, vicoli di Parigi, dove tutto parla, addirittura urla, specie la miseria!
Valjean ormai appagato e serenocontinua la sua vitacon Cosette assicurandole istruzione ed una vita dignitosa; solo un’ombra lo inquieta, il sentirsi costantemente inseguito da un inesorabile ispettore di polizia (Javert).
Infine, in un ultimo gesto di generosità si allontana pian piano da Cosette per passarla all’amore di un giovane che la sposerà.
Malinconico e sublime la fine del romanzo. Valjean giace nel cimitero di Père Lachaise, in una fossa comune, sotto un grande sasso a ridosso di un muro di cinta, senza alcun nome nè effige; una mano ignota, anni dopo,scrive i seguenti versi che sintetizzano la sua vita:
DORME. SEBBENE LA SORTE FOSSE MOLTO STRANA PER LUI./VIVEVA. MORI’ QUANDO DISPARVE IL SUO ANGELO./ LA COSA VENNE DA SE, SEMPLICEMENTE./ COME SCENDE LA NOTTE QUANDO IL GIORNO SE NE VA./

di A.M.


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