In casa UMP il congresso del 30 maggio si avvicina e la prima tâche verso la rifondazione del partito passa per il cambio del nome. Ma ben presto “les républicains” dovranno decidere il candidato alle presidenziali del 2017 e la popolarità di Sarkozy appare in calo
Nome omen. Per gli amanti dell’onomanzia è giunto il momento di sbizzarirsi nella ricerca di un senso evocativo al di là dello schieramento. Ma nel quindicesimo arrondissement, presso la sede dell’UMP (Union pour un mouvement populaire) di Rue de Vaugirard, c’è chi sembra già convinto sulla prossima sigla che il movimento popolare dovrà adottare. Ex informata coscientia, secondo Le Monde sarebbe proprio Nicolas Sarkozy ad averne confermati gli atti durante la commissione esecutiva del partito.
Ecco allora come la riconversione in ‘Les Républicains’ potrebbe risultare un’arma di congregazione efficace per definire il futuro della formazione della destra francese, che ha salutato l’esito positivo del secondo turno delle elezioni départementales con la promessa di provvedere ad una riorganizzazione del partito, cominciando proprio dal congresso che si terrà il 30 maggio. Nei fatti, si tratta della prima cadenza logistica per stabilire le strategie da inquadrare in vista delle presidenziali del 2017. Latâche successiva, da statuire nel 2016, sarà quella di individuare la figura del nuovo leader della formazione conservatrice di Francia.
D’altro canto, nonostante sia ormai evidente che l’ex Presidente della Repubblica non lascerà facilmente le redini del movimento di cui è stato protagonista dal 2004 al 2012, i sondaggi di popolarità sembrano bocciare il suo ritorno in cattedra tra le file dei popolari. De facto, in un’inchiesta demoscopica realizzata dalla società di sondaggi d’opinione BVA per Orange e i-Télevision e pubblicata a metà febbraio, risulta che soltanto il 22 % dei francesi sosterrebbe la candidatura di Sarkozy all’Eliseo nel 2017; vale a dire l’undici per cento in meno rispetto all’estate, quando ancora il Presidente UMP non aveva chiarito la sua posizione in merito al proprio rientro nell’arena politica. Secondo gli stessi rilevamenti statistici, gli elettori intervistati premierebbero con il 43 % delle preferenze la designazione di Alain Juppé alla corsa per la presidenza della Repubblica, attuale sindaco di Bordeaux, nonché figura chiave del movimento popolare.
Insomma, più il tempo passa e meno l’immagine di Sarkozy suscita simpatia e richiamo verso i francesi. A rimarcarlo è Damien Philippot, direttore degli studi politici presso l’Insitut Français d’Opinion Publique (Ifop). Benché l’ex Presidente della Repubblica resti ancora popolare tra i simpatizzanti dell’UMP, la concorrenza di Alain Juppé sta mettendo a dura prova il suo ruolo di leader all’interno della destra francese. Sarkozy puo’ certamente ancora contare su uno zoccolo duro di ammiratori all’interno della sua fazione politica; ma è comunque riscontrato che la sua rinnovata partecipazione abbia negli ultimi tempi eroso un margine rilevante di consenso personale. In questo senso, non ha giocato a suo vantaggio l’inchiesta che lo ha visto coinvolto per abuso di fiducia e complicità nella vicenda pertinente al superamento del tetto di spesa autorizzato per la campagna presidenziale del 2012. Rimanendo sempre nell’ambito della sua spinosa relazione con le campagne elettorali, permangono almeno altri otto dossier giudiziari in cui spunta il suo nome tra gli inquisiti: tra questi, occorre citarel’affaire Bygmalion, sulle false fatture finalizzate a coprire le spese della campagna del 2012 e il finanziamento della campagna presidenziale del 2007 da parte del regime libico.
Ma al di là dei numeri, lo stoicismo del precedente inquilino dell’Eliseo non passa inosservato. E ritornando all’ipotetico nome che prefigurerà la sua compagine politica, lo stesso Sarkozy analizza l’attualità guardando al passato con occhio autocritico: in un’intervista rilasciata su Le Mondedichiara che durante la sua presidenza avrebbe dovuto insistere maggiormente sui valori repubblicani, piuttosto che difendere l’identità nazionale. Una constatazione che arriva prontamente all’indomani del secondo turno delle elezioni départementales, dove la coalizione di centro – destra ha conquistato numerosi cantoni nei ballottaggi che la vedevano opposta al Front National di Marine Le Pen.
Fatto sta che nel 2007, seguendo i suggerimenti del consigliere Patrick Buisson, Sarkozy aveva creato il Ministero dell’immigrazione, dell’integrazione, dell’identità nazionale e dello sviluppo solidale, che in seguito avrebbe affidato a Brice Hortefeux e dal 2009 a Eric Bresson; quest’ultimo responsabile di undibattito aperto sull’identità nazionale che di li’ a poco avrebbe causato non poche polemiche, al punto tale da convincere Sarkozy a sopprimere il ministero nel 2010, rinunciando definitivamente al concetto di ‘identità nazionale’.
Al momento, quindi, l’idea repubblicana sembra convincere la maggior parte dei membri dell’attualeUMP. Si tratterebbe in ogni caso di un cambiamento più strategico che innovativo, dal momento che la sigla di ‘Républicains‘ non è nuova agli onori della cronaca politica della quinta repubblica francese. Per la precisione, furono Valérie Giscard d’Estaing e Michel Poniatowski a creare la Fédération nationale des républicains et indépendants nel 1966, in scissione con il Centre national des indépendants et paysans (CNIP), in seguito ad una polemica sulla censura sorta allora con il PresidenteGeorges Pompidou. Punto di forza per i movimenti gaullisti, il FNRI diventerà Parti Républicain nel 1977: formazione politica liberale e filo-europeista che nel 1997 verrà conglobata nella Démocratie Libérale, precursore dell’attuale UMP, fondato nel 2002. A questo punto, tanto per riprendere i concetti del filosofo post-marxista Ernest Laclau, la parola “Républicains” nella Francia di oggi potrebbe richiamare più il senso di un significante vuoto.
Giacomo Fidelibus
Tribuna Italia