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Letta-Alfano vogliono rifare il sistema delle autorizzazioni ambientali, ma come?

Creato il 03 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Sul sito di i-dome, dedicato all’economia e alle imprese, spunta una frase preoccupante, che sintetizzerebbe il programma del governo Letta-Alfano. Riporto l’intero articolo di Flavio Calcagno (un cognome da Ior, ricordando il brillante cardinale savonese) per mostrare il clima di fiducia che la semplice presenza di Alfano rende Letta celestiale per le imprese e per quella frase in neretto e corsivo.
Che vuol dire che si rivedrà completamente il sistema delle autorizzazioni, in un contesto in cui si parla di ambiente? Una semplice frase, tuttavia sibillina, serpigna, che s’insinua come un kiss malese nel fraseggio allusivo. Invece di farci respirare un’aria più pulita vogliono mandarci gli strangolatori della dea Kalì?

Governo Letta: i punti chiave per la crescita
Nel discorso del neo premier Enrico Letta tanti buoni propositi che attendono adesso la difficile prova dei fatti. Novità su Imu, lavoro e welfare, impresa, riforme istituzionali, giovani e costi della politica
di Flavio Calcagno | 30 aprile 2013

Il discorso alla camera del neo premier Enrico Letta ha ricevuto consensi dalla maggior parte dei politici presenti in aula. Un discorso che, nella cornice di emergenza economica e politica in cui vive il Paese, ha affrontato tanti argomenti riguardanti anche il mondo delle imprese, dalle semplificazioni burocratiche e fiscali, alla riduzione delle tasse sul lavoro e la previsione di incentivi. La crescita economica infatti, è stato il focus dell’intervento, oltre alla necessaria moralizzazione della politica. Senza dimenticare la dimensione europea dalla quale l’Italia non può permettersi di uscire, e nella quale anzi deve rafforzare il suo ruolo nella promozione di politiche di rinnovamento volte ad una maggiore integrazione.

Tanti buoni propositi che hanno ben impressionato il vice premier e neo ministro dell’Interno Angelino Alfano, il quale ha dichiarato di aver condiviso pienamente i punti toccati nel programma, ben consapevole che le idee poste da Silvio Berlusconi abbiano trovato “piena cittadinanza” nel discorso pronunciato.

Soddisfatto anche il ministro della Pubblica Amministrazione, Gianpiero D’Alia, che spera addirittura che l’attuale governo possa durare anche cinque anni. C’è però chi sostiene che un governo così composto non possa farcela per più di due anni, un punto su cui lo stesso Alfano, non si è sbilanciato, rimandando l’appuntamento alla fine dei 18 mesi di verifica annunciati dal premier Letta e assicurando però che in tutti i casi il governo “deve durare il tempo che serve per fare le cose che servono a cambiare il Paese”. Critico invece Riccardo Nuti, vice capogruppo alla Camera del M5S: “Mi sembra che manchi solo la pace nel mondo. Per il resto c’è tutto”, aggiungendo che alla fine “conta quello che si fa e non quel che si dice”. Certamente non sarà facile attuare i punti del programma delineato da Letta, soprattutto su nodi cruciali come la questione IMU, la detassazione delle nuove assunzioni e il problema esodati creato dalla riforma della Fornero.

Nel dettaglio, i provvedimenti di politica economica annunciati da Letta sono in linea con il risanamento e il rispetto degli impegni europei, senza tuttavia minacciare la ripresa della crescita che manca ormai da un decennio. Per questo il discorso si è focalizzato su interventi efficaci sul fronte tasse, lavoro e welfare, impresa e riforme istituzionali.

Misure economiche e fiscali
Per quanto riguarda la questione tasse, Letta ha annunciato nell’immediato la moratoria per l’IMU sulla prima casa con lo stop della prima rata, in attesa di una sua revisione e sacrifici ripartiti finalmente in maniera equa. “Basta sacrifici per i soliti noti – ha avvertito il premier – questo significa ferrea lotta all’evasione, ma senza che la parola Equitalia faccia venire i brividi alla gente”. Oltre allo stop IMU, è stata annunciata la revisione della Tares, la tassa sui rifiuti già rinviata a fine anno e la “rinuncia all’inasprimento dell’Iva” che dal 1° luglio dovrebbe passare dal 21 al 22 per cento (costo 1,9 miliardi). Una spesa che dovrebbe aggirarsi attorno ai 2 miliardi e alla quale andrebbe aggiunto circa 1 miliardo per sterilizzare la tassa-rifiuti. Il tutto, ha detto il premier, per “superare l’attuale sistema di tassazione” sull’abitazione e per dare “ossigeno alle famiglie, soprattutto alle meno abbienti”. Un sospiro di sollievo per molti italiani che, una volta varato il provvedimento, potranno risparmiare il 50% dell’IMU sulla prima casa che avrebbero dovuto pagare il 17 giugno e auspicare novità positive in vista della seconda rata del 16 dicembre, che quindi potrebbe essere neutralizzata o trasformata in un conguaglio con i nuovi parametri ridotti. Tutto invariato invece per quanto riguarda la seconda casa e le successive, una tassa che colpisce le fasce di popolazione più benestanti e che per questo motivo non ha trovato contestazioni. L’acconto del 50% dovrà essere regolarmente pagato il 17 giugno, con un occhio però al 16 maggio, data di scadenza per i Comuni che intendono modificare le aliquote, che vanno dal 7,6 al 10,6 per mille e che in media nazionale si sono attestate all’8,73 per mille, per un incasso complessivo su base annua di 19,7 miliardi (9,8 miliardi solamente per la prima rata di giugno). A fronte di ciò, secondo la Uil servizio di politiche territoriali, è iniziata la corsa al rincaro, con sei capoluoghi che hanno già deliberato gli aumenti per il 2013 e tanti altri che intendono farlo nei prossimi giorni. Il saldo IMU si ricorda, giungerà il 16 dicembre in base al decreto sbocca-debiti. Rimarranno delusi anche coloro i quali si attendevano uno sconto per i capannoni e gli insediamenti industriali per energia e comunicazioni: si pagherà il 7,6 per mille che andrà direttamente allo Stato mentre i Comuni potranno incassare, eventualmente, una sovrattassa pari allo 0,3 per mille, con l’aggravante che il coefficiente di rivalutazione della rendita catastale passa dal 60 al 65%.
Altre misure economiche e fiscali citate nel discorso sono state quelle relative al proseguimento delle politiche per restituire i debiti della PA alle imprese, alla necessità di incrementare il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, alle politiche anticorruzione e alle riforme che rendano la giustizia più efficiente e veloce a tutela degli interessi delle imprese italiane e degli investitori stranieri. Il tutto nel rispetto dei vincoli di bilancio europei.

Lavoro
L’altro fronte, oltre a quello fiscale, è la problematica del lavoro, definita da Enrico Letta la “grande tragedia di questi tempi” e per questo ritenuta la priorità numero uno. Tra le misure delineate, in prima battuta è stata citata la cassa integrazione in deroga dotata attualmente di risorse insufficienti per l’intero anno e per la quale servono circa 1,5 miliardi. Sulla prospettiva della nuova occupazione invece, la strategia dovrebbe essere quella delle “defiscalizzazioni” e dei sostegni ai lavoratori con bassi salari allo scopo di assunzioni a tempo indeterminato, oltre ad un possibile intervento per la riduzione del cuneo fiscale al fine di ridurre il costo del lavoro. Queste misure potrebbero pesare dai 2 ai 3 miliardi, ai quali vanno aggiunti gli 800 milioni per la proroga dei precari della pubblica amministrazione.

Impresa
Non poteva poi mancare il passaggio sul sostegno all’imprenditorialità e soprattutto alle PMI con un impegno preciso riguardante un piano pluriennale per sostenere innovazione, ricerca e sviluppo, da finanziare attraverso project bond. Fra le aree di intervento su cui si cercherà di puntare, Letta cita il digitale, la green economy, l’energia, il settore biomedicale e l’industria aerospaziale. Il premier si è soffermato poi sulla necessità di eliminare le barriere burocratiche, rivedendo completamente il sistema di autorizzazioni, sull’importanza della lotta all’evasione fiscale, senza dimenticare la promozione di un miglior rapporto fra fisco e cittadini e il ruolo fondamentale del turismo e del made in Italy, definiti settori chiave per lo sviluppo economico del Paese. A tal proposito è stato annunciato un imminente decreto per la nomina di un commissario unico per l’Expo, individuato come fondamentale appuntamento di rilancio.

Riforme istituzionali
Sul fronte riforme istituzionali, il premier ha giudicato fondamentale le riforme della politica e quelle istituzionali, fra cui l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, il cambiamento della legge elettorale e il superamento del bicameralismo perfetto.

Giovani, welfare e pensioni
Novità interessanti anche sui giovani, sul welfare e sulle pensioni. Per i giovani il premier ha parlato di un rafforzamento dell’apprendistato, di ulteriori modifiche sui contratti a termine e di un potenziamento degli incentivi per l’assunzione di giovani a tempo indeterminato, con un’attenzione particolare all’occupazione femminile che, in Italia, resta ancora troppo lontana dall’Europa in materia di pari opportunità. I soli incentivi non sono sufficienti tuttavia, per questo è stata sottolineata la necessità di promuovere l’imprenditorialità giovanile. Sul welfare, Letta ha ritenuto fondamentale trovare le misure adeguate che trasformino il sistema da corporativo ad universalistico, annunciando anche la previsione di un reddito minimo garantito per famiglie bisognose con figli e più ammortizzatori sociali per i precari. Sulle pensioni invece, il governo intende puntare su misure che facilitino il pensionamento graduale dei lavoratori più anziani favorendo una sorta di staffetta generazionale.

Costi della politica
Oltre alle misure per la crescita economica infine, l’altro focus, come detto in precedenza, è stato quello della moralizzazione della politica, con i ministri che, pertanto, non prenderanno più lo stipendio aggiuntivo per l’incarico governativo ma solo l’indennità di parlamentare.

Questi dunque i punti chiave del discorso del presidente del Consiglio. Tanta carne al fuoco dunque, e tanti buoni propositi che adesso aspettano la difficilissima prova dei fatti.

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