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Lettera a Stefano

Creato il 18 aprile 2010 da Pierrebarilli
Lettera a Stefano

Carissimo Stefano,

insieme abbiamo sognato  una amministrazione comunale altra da quella che abbiamo sconfitto alle scorse amministrative, non per ripetere i gesti di discriminazione, di disprezzo per i quali io (ma anche tu) sono stato, e continuo ad essere, loro avversario; ho sempre pensato a te come un amico impegnato in un'opera comune; farò il possibile per continuare quest'opera in amicizia. E' a partire da questo che le categorie del nostro universo politico devono essere ripensate. Io lo sto facendo. Credimi, di quanto ho letto in una tua intervista a "Il gio", sull'episodio Solveko, e mi limito a quello e potrei dire anche di altro, non concordo in nulla. Non è andata come racconti. Ho ben presente cosa è successo quel giorno in giunta, quando l'architetto Gilioli ci ha presentato la delibera Solveko. L'allegato tecnico, mai visto prima, era alto una spanna, e mi si proponeva di approvarlo a scatola chiusa. A lungo ho anche chiesto - lasciando ai tecnici le loro ragioni; la questione era politica non tecnica - di portare la delibera in Consiglio e di non approvarla così, senza nemmeno un minimo di discussione. No, non me la sono sentita di dare il mio voto a scatola chiusa e, quando si è passato ad altro, no, non sono uscito, mi sono avvicinato al Segretario comunale chiedendo di considerarmi assente. Tu di questo episodio ne fai una giustificazione per il trattamento che mi è stato riservato a tre giorni dal voto per le regionali. Sono i fatti a dimostrare che il mio assessorato è stato una merce di scambio. Altro che Solveko! Ecchesaràmai! Altro che questione di fiducia. E' vero, per mesi qualcuno, esterno all'amministrazione - quel qualcuno che ancora oggi gira indisturbato a dar ordini a questo e a quella - anche in quell'occasione ha montato la panna. Ma mi prendi per fesso? Conservo lettere e memoria. Era già successo con altri assessori e per altri argomenti, e tu lo sai bene, che addirittura si mettesse in discussione il tuo ruolo - Mario era convalescente - di sindaco facente funzione. Ho visto assessori andarsene dalla giunta sbattendo la porta. E tutti zitti e mosca. Già, capisco, ma mi chiedo: è meglio vivere rinchiusi nel Palazzo comunale e condurre una tranquilla e ordinata esistenza fatta di silenzi e mezze verità, ma anche dal sapere che - come so che fai- si può dare un contributo a risolvere i problemi della città, o è meglio poter lavorare nel Palazzo cercando di fare il possibile per amministrare con scienza e coscienza, senza per questo perdere i contatti con il mondo fuori e con la libertà di scelta, rischiando di subire cattiverie e insulti di ogni genere; a corollario, se poi, una volta su mille, reagisci all'ennesimo eccesso, mal te incoglie.. vieni addirittura chiamato all'ordine, altrimenti... Basta, so che ci siamo capiti. Ti auguro ogni bene, lo auguro a te, al mio sindaco e a tutti - tutti - gli ex colleghi di giunta. Nonostante tutto , mi sento ancora uno di voi, ed è per questo che dall'esterno, con la libertà di pensiero che rivendico, vi marcherò stretti- Con l'affetto di sempre, un abbraccio Carduccio

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