Magazine Italiani nel Mondo

Lettera al Presidente Napolitano

Creato il 20 ottobre 2011 da Fugadeitalenti

ABBONATI AL BLOG “LA FUGA DEI TALENTI”! SOTTOSCRIVI L’OPZIONE CLICCANDO “FOLLOWING” IN FONDO A QUESTA PAGINA!

Torna Cityman, il giovane professionista italiano espatriato che -dalla Gran Bretagna- osserva l’attualità italiana, intervenendo con proposte e appelli. Qualche giorno fa ci ha inviato una lettera-appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Che pubblichiamo.

Gentile Presidente della Repubblica,

Sono un Italiano residente all’estero che non ha mai dimenticato ed ha sempre osservato la sua patria anche da lontano, ne ha continuato ad osservare la politica perche’ di politica ne aveva fatta attivamente all’universita’, ma soprattutto perche’ il lavoro mi richiede di essere un osservatore attento degli avvenimenti politici dei singoli paesi europei.

 Non sono un giornalista, non faccio opinione, sono solo caricato di responsabilita’ diverse che non possono prescindere in modo alcuno da una analisi oggettiva dei fatti.

Mario Draghi, con una chiarezza cristallina ha detto che il problema dell’Italia e’ la crescita e sono i giovani, spiegando come le due cose siano interconnesse, indicando nelle riforme strutturali, la via maestra per poter raggiungere nuovamente crescita, sviluppo ed equita’, in uno Stato che ormai non cresce da decenni e che per via di una serie di politiche che discriminano i giovani a favore dei vecchi e’ completamente sbilanciato sul piano dell’equita’ sociale.

Lei cita Einaudi come volano di rinnovamento.

Einaudi credo rappresenti un uomo esemplare nella storia politica e per l’economia italiana.

Dal punto di vista politico per comprendere Einaudi e’ importante comprendere, capire e sapere che lui voto’ per la monarchia. Seppur gli Italiani votarono per la Repubblica, lui da statista, opero’ dentro gli schemi della Repubblica, fino a ricoprine la massima carica, la stessa carica che oggi Lei ricopre. Einaudi nutriva dal profondo il rispetto della democrazia che si trasforma in istituzioni.

Purtroppo, la classe politica, non appare agli osservatori come dedita alla patria ne’ tantomeno alla democrazia o alle istituzioni. La democrazia imporrebbe uguaglianza di diritti e doveri, ma sembra che la classe politica goda di diritti diversi da quelli dei cittadini, e che ai diritti non vengano affiancati doveri.

In parlamento c’e’ poi un partito che, nel suo statuto, incita alla seccessione, in netto contrasto con la legge fondamentale dello Stato che e’ la nostra costituzione.

La classe politica italiana dovrebbe forse essere messa a conoscenza che, padre della nostra carta costituzionale, fu anche Einaudi, quell’uomo che voto’ per la monarchia ma poi servi’ in maniera esemplare la Repubblica, senza preconcetti, lasciandoci cosi’ il piu’ grande esempio di applicazione di quello che tutti chiamano democrazia.

Dal punto di vista economico, ripetere quello che fece Einaudi, comporta e comporterebbe un radicale cambiamento dello Stato, riforme strutturali sia del modus operandi dei suoi rappresentanti sia relativamente al sistema economico e sociale che fu costruito e pensato in un contesto geopolitico e economico lontano anni luce da quello attuale

Per attuare questo tipo di riforme, la classe politica dovrebbe avere coraggio, quel coraggio che e’ stato messo da parte per lasciar spazio alla codardia, codardia guidata dalla difesa dei propri interessi e dall’attaccamento alla poltrona, codardia che nasce dalla coscienza che, molto verosimilmente, nel breve termine, l’attuazione di politiche riformiste strutturali sarebbe paragonabile ad un suicidio politico.

Visti da lontano, i partiti, i politici, non hanno ne’ il coraggio ne’ l’intenzione ne’ le capacita’ di riformare lo Stato perche’ una riforma dello Stato e dell’economia stampo Einaudi, comporterebbe necessariamente un ripensamento del sistema impositivo, del sistema redistributivo, del sistema pensionistico, dell’utilizzo delle risorse per servizi ed investimenti e dei costi di funzionamento della Pubblica Amministrazione.

Tali riforme per quanto pazzesco possa sembrare dovrebbero essere viste come soluzione di uno stesso problema e devono percio’ essere attuate simultaneamente o a breve giro di posta l’una dall’altra per far in modo che l’Italia torni, ancora una volta, a splendere

Negli ultimi 30-40 anni, lo Stato Italiano, ha attuato politiche diametralmente opposte rispetto al pensiero di  Einaudi, che con lungimiranza aveva previsto quanto poi accaduto. Lo Stato ha di fatti impigrito l’individuo portandolo a disinteressarsi e a non assumersi responsabilità, lasciandosi cosi’ “trasportare dalla corrente”, accettando con fatalismo anche illegalità e cattivi servizi, percependoli come prassi.

Paragonare gli anni che videro l’applicazione delle politiche economiche di Einaudi agli anni odierni risulta essere assai difficile, in primis perche’ la politica di diminuzione della tassazione attuata da Einaudi avvenne in un contesto di indebitamento dello Stato completamente differente da quello attuale, sia perche’ non esiste piu’ un sistema di dazi doganali, come quello di allora, da abbattere.

Trasformare lo Stato attuale guardandolo con gli occhi di chi pose le basi del boom economico, comporta un radicale cambiamento dell’attuale struttura.

Una società alla Einaudi, ha bisogno di istituzioni minime, basate sulla trasparenza, vicine al cittadino e da lui facilmente utilizzabili o contestabili: federalismo e decentramento rispondono bene a queste esigenze.

Il sistema impositivo andrebbe rivisto integralmente, ripensandolo e semplificandolo, abrogando tutte le tasse, bolli, imposte (eccezion fatta per l’IVA), lasciando spazio ad una sola imposta diretta, l’irpef, esentando le fasce di reddito piu’ basse.

Il sistema federale dovrebbe essere incentrato sulle regioni e sui comuni che devono reperire fondi non attrraverso trasferimenti dallo Stato, ne’ tantomeno attraverso una miriade di imposte, ma attraverso una tassazione unica sui patrimoni, calcolata in base ai costi di mantenimento ed investimenti per le infrastrutture e servizi offerti a livello locale (strade, fognatura, aree verdi ricreative, asili, scuole, etc). Il fabbisogno regionale o comunale deve essere quindi supplito dai residenti, i quali, con una unica tassa sapranno quanto della loro ricchezza e’ funzionale al mantenimento dei servizi e delle infrastrutture locali, rendendole cosi, come diceva Einaudi, trasparenti, vicine al cittadino e da lui facilmente utilizzabili o contestabili.

Il sistema pensionistico andrebbe rivisto in maniera da riequilibrare le disparita’ esistenti tra giovani e vecchi. Oggi i giovani, i lavoratori, suppliscono un sistema insostenibile, trovandosi a pagare pensioni che eccedono i 3 mila euro corrisposte ad ex parlamentari, ex amministratori e funzionari pubblici, ufficiali dell’esercito, carabinieri, marina e guardia di finanza. Questi privilegi sono stati spesso acquisiti grazie a diritti diversi garantiti ad alcuni ma non a tutti: 5 anni di contributi per andare in pensione, promozioni garantite simultaneamente alla messa in pensione che non fanno altro che evidenziare la forte avversione per la meritocrazia dello Stato, dei suoi organi e dei suoi rappresentanti

Ledere i diritti acquisiti non e’ cosa facile, ma ledere diritti di coloro che hanno o si aspettano una pensione di 600 euro e’ intollerabile economicamente e socialmente, mentre ledere diritti acquisiti grazie alla “ghettizzazione altrui” e’ un dovere della politica se questo crea uno squilibrio insostenibile e uno scontro generazionale.

Le pensioni attualmente pagate dallo Stato dovrebbero avere un tetto massimo come importo, cosi’ come un minimo deve essere garantito. Non e’ certo compito dello Stato garantire pensioni che neanche gli attuali lavoratori percepiscono come stipendio. Una pensione da 15 mila euro al mese, dovrebbe essere garantita da forme diverse svincolate dalla logica di stato sociale perche tali pensioni alla fine svolgono e ricoprono un ruolo antisociale se sono a carico di tutti. Non e’ possibile pensare ad uno Stato che elargisca pensioni di decine di migliaglia di euro ad alcuni e poche centinaia di euro ad altri, soprattutto quando a pagare sono in pochi, vista la composizione demografica dell’Italia.

Andare a colpire le pensioni al di sopra di una certa soglia, mettendo un tetto massimo al di sopra del quale lo Stato non e’ disposto a pagare, colpirebbe non la popolazione, ma quegli individui che sono causa dell’attuale situazione economica e che con i loro passati ed attuali privilegi contribuiscono ancora aggi al peggioramento della situazione economica Italiana.

I costi della politica andrebbero rivisti in modo da riequilibrare i diritti dei cittadini e dei loro rappresentanti. L’attivita’ politica e’ pur sempre una attivita’ lavorativa e dovrebbe essere retribuita in base al lavoro svolto e non a priori con somme esorbitanti. Gli stipendi dei Parlamentari, Ministri, e per tutti gli altri che ricoprono un ruolo di rappresentanza politica all’interno di organi ammistrativi dello Stato, incluse Regioni e Comuni dovrebbero essere adeguati a quelli degli altri lavoratori. Un docente che prepara le nuove generazioni non puo’ essere retributo per un importo 10-12 volte inferiore a quello di un parlamentare.

Il totale stipendi benefit e agevolazioni non dovrebbe essere tale da eccedere i 60 mila euro all’anno. Solo per le prime 5 cariche dello Stato il limite di 60 mila euro puo’ essere alzato del 50% e portato a 90 mila euro l’anno e sempre e solo per queste cariche viene messa a disposizione l’Auto Blu.

Non solo i costi, ma anche la politica andrebbe riformata radicalmente lasciando la possibilita’ all’elettorato di scegliere chi li rappresenta in maniera trasparente e libera da fattori quali “segreterie di partito”. Gia’ nel 1992 gli Italiani avevano dato chiara indicazione che non venne recipita dalla politica per giochi di palazzo, potere e poltrone di cui gli italiani, gli elettori, non fanno parte e ne sono poco interessati

Riforme strutturali come quelle evidenziate genererebbero diversi benefici, liberando risorse per i giovani e chi lavora: dovranno pagare meno contribiti per sostenere l’attuale e la vecchia classe politica e dirigente e quindi a parita’ di stipendio lordo, il netto aumenterebbe riequilibrando cosi’ la forte disparita’ al momento esistente tra giovani e vecchi dovuta all’attuale composizione demografica.

Si genererebbero altresi’ risparmi strutturali in quanto dei costi sarebbero abbattuti in maniera perenne

Ma i politici Italiani, sono pronti ad assumersi le loro responsabilita’ e rimodernizzare lo Stato facendo anche decadere parte dei loro privilegi?

Purtroppo da lontano, non sembra che la classe politica italiana abbia questa volonta’, proprio perche’ e’ concentrata sul mantenimento dei propri privilegi e dello status quo piuttosto che al bene comune della nazione.

E allora, cosa ci resta? In cosa dobbiamo sperare? Io la speranza, con questa lettera la ripongo in Lei Presidente, nella possibilita’ che Lei abbia il coraggio di fare cose che nessun Presidente della Repubblica ha sinora fatto dando un forte segnale al paese: si rechi formalmente alle Camere con un discorso per la richiesta di rinnovamento, che venga trasmesso dalla TV nelle case degli italiani per far capire a tutti, cittadini e i loro rappresentanti, da dove arriviamo e cosa dobbiamo fare per non correre il rischio di diventare una razza estinta, in un futuro che avanza troppo velocemente rispetto al modus operandi e forma mentis della classe politica italiana.

Perche’ un discorso alle camere in seduta congiunta non sia solo utilizzato come un atto celebrativo e di rimembranza della nostra storia, dei nostri 150 anni, ma diventi un atto politico forte, un segno, un monito, mandato dalla piu’ alta carica Stato a tutti i suoi rappresentanti.

L’innocenza e la franchezza nel dire la verita’, le cose come stanno, sono consentite e tollerate soltanto ai bambini e alle persone anziane, e con tutto il rispetto, Lei, appartenendo alla seconda categoria e per il ruolo che ricopre, e’ l’unico che puo’ far prendere coscienza alla classe politica di una situazione che e’ ormai considerata essere intollerabile per la stragrande maggioranza della popolazione ed e’ l’unico che puo’ dare l’impulso iniziale per un nuovo risorgimento in Italia.

Spero vivamente che non lasci cadere nel vuoto, disinteressato, forse l’ultima opportunita’ che l’Italia ha per risollevarsi.

 Cordiali saluti

View This Poll

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :