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Lettere a Primo Levi: Ai limiti della sopravvivenza

Da Leragazze
Lettere a Primo Levi: Ai limiti della sopravvivenza

"Lo stipendio che mi offrivano era ai limiti della sopravvivenza", dici. Caro Primo, allora ti troveresti a tuo agio, se dovessi tornare giovane oggi. La tua frase si riferisce all'immediato dopoguerra ("... ma la sistemazione logistica, dati i tempi, e dati soprattutto i luoghi da cui provenivo, mi appariva principesca") e non a caso, un paio di settimane fa, l'ex arcivescovo di Perugia mons. Chiaretti ha paragonato la situazione attuale a quella degli anni '50, con i pacchi-dono e quant'altro. Ormai è risaputo che gli utenti delle Caritas, in gran parte, non sono più immigrati ma famiglie italiane che non riescono a tirare la fine del mese.

Il quadretto che fornisci, datato ma attualissimo, ha anche altri risvolti. Che fanno pensare e, anche, abbastanza tremare. Quel tuo primo lavoro dopo la fine della guerra era presso un colorificio; lì accanto sorgeva un ex dinamitificio, poi riadattato a foresteria. Parlando con i dipendenti, raccogli qualche notizia - saresti stato un buon reporter - sulla gestione della fabbrica di esplosivi:

Molti impiegati ed operai, e tutti gli uscieri e fattorini, erano mutilati o sfregiati. [...] Era un mestiere da Far West, lo accettavano solo i disperati, i matti e quelli che non sapevano di che cosa si trattasse. [...] Precauzioni ce n'erano poche.

Insomma, prima ci fai capire che siamo fermi agli anni '50; poi ci fai capire che anzi no, siamo fermi agli anni '40. Proprio una bella prospettiva.

Ma ovviamente non ti limiti al dato sociologico-sindacale, e cominci a scavare un po' nel lato psicologico e umano. E salta fuori la storia di Marisa, fidanzata di un operaio, alla quale per uno stupido scherzo viene regalato un gomitolo di cotone per le calze invernali; ma è fulmicotone. Lei sferruzza e si fa un bel paio di calzettoni. Una sera si accovaccia accanto al camino, e... racconta il medico del paese:

Me la portarono in ambulatorio, e non avevo mai visto una ustione simile. Aveva le gambe in carne viva, dalla punta dei piedi fino all'inguine; lì l'ustione finiva netta, come un confine geografico. La dovetti far ricoverare in ospedale a Torino [...]. La ragazza è guarita in tre mesi, ma non è più quella di prima. Mangia poco, non dorme, ogni tanto scappa di casa e la trovano che gira per i boschi e non si ricorda più il suo nome. [...] Del resto, la gente è crudele: quando passa per strada, la segnano col dito, le ridono dietro, e lei se ne accorge.

Caro Primo, forse le riforme strutturali arriveranno, con qualche decennio di pazienza, e con qualche millennio di pazienza si vedrà la giustizia sulla Terra. Ma ti chiedo: quel burattinaio che ha messo su il caso Hitler e il caso Marisa, inclusi i milioni che andarono dietro a Hitler e le decine che risero dietro a Marisa, lui, si deciderà mai ad andare in pensione?

Tuo d


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