In queste settimane non sto leggendo.
O meglio, inizio molti romanzi e li abbandono dopo poche pagine. Sarà colpa loro? Sarò io troppo stanca? Di certo il tempo non abbonda, ma questo non è mai stato un problema. Se un libro mi affascina posso leggerlo mentre faccio colazione, in bagno, asciugandomi i capelli – sotto la doccia no, per ora.
Ho iniziato “Il postino suona sempre due volte” di James Cain, abbandonato a metà. Libro passionale e drammatico, poco nelle mie corde.
Ho iniziato “La nostalgia felice” di Amelie Nothomb, interrotto al primo capitolo e in attesa di essere ripreso in mano.
Ho iniziato un giallo di Simenon, antidoto alla stanchezza, mollato pure quello.
Ho iniziato “Vuoi star zitta per favore?” di Carver e sto faticosamente leggendolo, un racconto alla volta, ognuno un peso in più sul cuore.
Ho iniziato una serie di saggi su un argomento che mi sta a cuore, traditi pure loro.
Una moltitudine di segnalibri delle più varie origini e forme spunta minacciosa dalla trincea dei libri da leggere, avanza e invade i vari scaffali, piazzandosi in prima fila e reclamando la mia attenzione.
Io mi siedo sul divano e guardo una puntata di Lie to me, gelato e cucchiaio in mano.
Verranno tempi migliori. Forse.