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Leumann in risposta a Marchionne

Creato il 10 gennaio 2011 da Samuelesiani
Leumann in risposta a Marchionne

Alle porte di Torino, sulla antica strada di Francia (oggi corso Francia, che collega il capoluogo piemontese alla città di Rivoli), si trova un villaggio operaio noto come Villaggio Leumann.

Leumann in risposta a Marchionne

Il villaggio, voluto dall’illuminato imprenditore svizzero Napoleone Leumann, viene realizzato tra il 1892 e il 1914 dal più importante esponente del liberty piemontese, Pietro Fenoglio (qui, la mappa interattiva).

Leumann comprende immediatamente che gli operai che lavorano nel cotonificio, già avviato dal padre, facevano fatica a quel tipo di vita essendo contadini da generazioni: si trattava per lo più di persone analfabete che arrivavano dalla campagna e che non conoscevano altro che i ritmi della natura. 

Andando contro l'idea comune in voga in quegli anni sul tema dell'edilizia per le maestranze che lavoravano nelle industrie – l'idea era quella delle cosiddette “caserme” – decide di realizzare piccole ville indipendenti a due piani, ospitanti ognuna pochi nuclei familiari; tutte le case hanno un giardino privato dove poter coltivare un orto e un lavatoio (Leumann e Fenoglio danno molta importanza all’igiene e all’educazione all’igiene). Il tutto per un affitto simbolico.

Ma non solo: all’interno del villaggio trovano posto vari servizi: la posta, con un appartamento per il direttore al piano di sopra, il circolo per i dipendenti, la mensa, la scuola per i figli (e per i genitori, la sera, perché uno dei motti di Leumann era: “Volete operai produttivi? Istruiteli!”), la cooperativa sociale dove comprare cibo a prezzi ridotti, un teatro, un circolo per fanciulle, un ambulatorio, una palestra.

Leumann in risposta a Marchionne

Per stimolare i suoi dipendenti alla cura delle abitazioni, vengono organizzati premi come quello per il giardino più curato. Chi lo vinceva guadagnava un premio in denaro o una giornata di riposo.

Leumann in risposta a Marchionne
Come ultimo edificio, viene realizzata su volere degli operai, la chiesa cattolica di Santa Elisabetta. Leumann era protestante, ma vuole rispettare le tradizioni religiose degli operai e impiegati del villaggio. Solo si riserva di scegliere il nome della santa cui dedicare la chiesa: Elisabetta, in onore di sua madre.

Nel 1900, all’Esposizione internazionale di Parigi, il panno prodotto dall’opificio Leumann ottiene il gran prix e Napoleone viene decorato con la Legione d’Onore come miglior produttore europeo di stoffe. Nel 1910, Leumann è anche premiato da Giolitti per il suo spirito filantropico. All’invito reale di diventare senatore a vita, che implicava prendere la cittadinanza italiana e convertirsi al cattolicesimo, Leumann risponde garbatamente con un fermo diniego.
Napoleone Leumann si spegne nel 1930, ad 89 anni.
Il cotonificio Leumann gli sopravviverà per oltre 40 anni.

Ancora oggi, le villette di Leumann sono abitate.

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Ho sentito il bisogno di rivedere il villaggio, alcuni giorni fa e di raccontarvi questa storia, nel caso non la conosceste.

Con questa esperienza storica che ha saputo coniugare necessità imprenditoriali e diritti per i lavoratori, rispondo al diktat Marchionne e a tutti quei progressisti alla Fassino (che ci parla di “scommessa per Torino”) e alla D’alema (che ci dice che “decideranno i lavoratori con il referendum”, come se questi non avessero già una pistola alla testa).


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