La liberalizzazione del mercato energetico avanza mentre i consumatori devono ancora districarsi tra la divisione delle competenze, la comprensione delle offerte, la difficoltà delle pratiche burocratiche, per non parlare poi, della comprensione dei reali benefici (peraltro ancora in discussione).
Fu Pierluigi Bersani il primo a volerlo in Italia. Stiamo parlando della liberalizzazione del mercato dell’energia introdotto dall’Unione europea che dal 2004 anche nel nostro Paese consente di scegliere liberamente il proprio fornitore di gas e, dal 2007, quello dell’energia elettrica.
Sono passati dieci anni ma a ben vedere pochissimi sanno che cosa significa e soprattutto come comportarsi. Peraltro l’energia non è un tema semplice da comprendere, spesso tecnico e per addetti ai lavori. Parole come mercato libero e servizio di maggior tutela sono spesso sconosciute. Districarsi poi tra la “selva” di competenze tra i vari soggetti è un altro percorso a ostacoli. E le sigle abbondano. Autorità per l’Energia e il Gas (AEEG), Acquirente Unico (AU), Gestore dei Servizi Elettrici (GSE), Gestore Mercato Elettrico (GME), Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico (CCSE) sono solo alcuni degli attori coinvolti nell’affollato mondo dell’energia e del gas. Del resto, prima dell’utente finale, devono essere “remunerati” la società di produzione (che genera energia elettrica); la società di trasmissione (che gestisce la rete); la società di distribuzione (spesso gli stessi produttori, proprietari delle reti elettriche); la Borsa Elettrica (la società che si occupa di gestire gli scambi); le società di vendita (che si occupano di gestire il rapporto e il servizio al cliente finale).
E allora, passare dal mercato tutelato a quello libero sarà davvero più conveniente? Come scegliere? Ci saranno disservizi e pratiche burocratiche senza fine nel passaggio ad un nuovo fornitore e soprattutto, se non sono soddisfatto, posso tornare al vecchio contratto? Queste sono alcune delle domande che tutti ci poniamo quando un operatore energetico ci contatta per offrirci un’assicurazione e una tariffa blindata per un anno, pur di non perderci.
Dubbi leciti a cui non seguono, spesso, altrettante risposte certe. O meglio, il guadagno pare non ci sia. L’unico vantaggio, almeno al momento, è che non ci saranno aumenti rimanendo vincolati allo stesso operatore. Il che la dice lunga sulla trasparenza del mercato e soprattutto su come gli operatori, spesso in regime di monopolio, riescono a determinare il prezzo, in particolare quello dell’energia elettrica. E già perché il vero nodo sembra essere la differenza tra il prezzo all’ingrosso e quello che paghiamo per i nostri consumi. E come spesso succede in Italia, non mancano i paradossi.
Un’inchiesta del Corriere della Sera evidenzia che a dieci anni dalla liberalizzazione dell’energia e del gas e riscaldamento i prezzi sul “libero mercato” sono più alti di quello tutelato. Per la precisione, il 12,8% per l’energia elettrica e del 2% per il gas. E a dirlo è l’Autorità per l’Energia nella relazione del luglio 2013. Duecentoventiquattro pagine spiegano come le famiglie passate a nuovo operatore alla fine pagano di più di quelle rimaste fedeli al vecchio. Dello stesso avviso anche Paolo Vigevano, presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico (la società pubblica interamente partecipata dal Gestore dei Servizi Energetici SpA, nata con lo scopo di garantire la fornitura di energia elettrica ai clienti del mercato tutelato). Secondo Vigevano il prezzo dell’elettricità del mercato tutelato per le micro e piccole imprese, da quattro anni a questa parte, è rimasto più basso.
Di vedute ben diverse è invece Assoelettrica, l’associazione delle aziende energetiche, nella persona del suo presidente Chicco Testa, che in un recente editoriale si è dichiarato a favore del libero mercato. Scrive Chicco Testa: “La piena liberalizzazione del mercato elettrico rappresenta, secondo me, una sfida importante anche per il mondo consumeristico. Il moderno consumerismo vive e si rafforza nel mercato”. Dichiarazione che ha scatenato non poche polemiche, anche sulla rete. Su Twitter l’hastag #chiccochehaiintesta sta raccogliendo numerose adesioni e, tra una polemica e l’altra di puro “stampo energetico”, i poveri consumatori rimangono al palo, disorientati e disinformati.
Per cercare di capire che cosa è successo e soprattutto, che cosa non funziona, lo abbiamo chiesto a Edoardo Beltrame, ingegnere che si occupa di metrologia, consumi e bollette. Cura un blog su Linkiesta.it per aiutare i consumatori a capire di più e a spendere di meno.
Lucia Navone. L’Antitrust e i produttori di energia propendono verso l’abbandono del mercato tutelato, invocando il libero mercato. Quali i rischi e i benefici per i consumatori in termini economici?
Edoardo Beltrame. La liberalizzazione del settore di fatto non si è mai completata. Enel detiene quote molto rilevanti della distribuzione e il 30% della produzione di energia. Una posizione che li consente di condizionare il prezzo di borsa. Il consumatore, di fatto, non ne ha ottenuto al momento alcun reale vantaggio. Oggi, sia i prezzi all’ingrosso che i consumi scendono, mentre il costo delle bollette sale. Basti pensare che a inizio 2014 il prezzo dell’energia era sceso del 16%. Un beneficio che però non è finito nelle tasche dei consumatori. Le bollette sono dei bancomat dalle quali il sistema attinge costantemente e i cosidetti oneri di sistema (costi individuati per legge a sostegno di interventi d’interesse generale. nda) sono solo dei “passanti”, nel senso che vengono applicati sia nei contratti di mercato libero che in quelli di maggior tutela.
Lucia Navone. Come comportarsi a fronte di “offerte” vantaggiose e allettanti?
Edoardo Beltrame. Tutte le proposte analizzate sono ambigue, non vantaggiose e strumentali all’accaparramento selvaggio di utenti da parte dei fornitori. In soldoni, passare al mercato libero conviene solamente per consumi che eccedono i 4.500 kWh/anno. Le clausole contrattuali sono peraltro molto insidiose e vanno capite, mentre, per i contratti di mercato tutelato, il ruolo terzo di AEEG rappresenta una garanzia per l’utente. Il consiglio resta quello di non firmare nulla prima di aver capito le condizioni contrattuali che vi propongono. Le stessa proposte telefoniche, fatte spesso in nome e per conto dei fornitori, sono fuorvianti. Non accettare quindi le proposte che vi fanno al telefono e non comunicare mai il vostro numero di POD. E’ comunque essenziale, indipendentemente dalle proposte che si ricevono, sapere quanto si consuma e fare quattro conti. Capire una bolletta non è semplice, per come l’hanno resa complicata, ma è un esercizio che deve essere fatto perché, solo sapendo quanto consumiamo, possiamo valutare gli eventuali risparmi che ci promettono.
Lucia Navone. Si parla tanto di concorrenza e di trasparenza nel mercato energetico. Ma a che punto siamo?
Edoardo Beltrame. Trasparenza zero. Basta analizzare una bolletta, che, solo ora, vorrebbero rendere più comprensibile. Basta confrontarla con quelle europee. In Italia, mancate letture, consumi stimati, contatori e unità di misura illegali, IVA sulle tasse e una legislazione lacunosa, come ammette lo stesso Ministero, dànno un’idea dello stato nel quale, da decenni, langue un settore che vale miliardi di euro. Il recente caso di Sorgenia ne è una prova lampante.
Lucia Navone. Ma è proprio la tariffa tutelata “il tappo” per la vera concorrenza nel settore energetico?
Edoardo Beltrame. La tariffa tutelata, e i contratti di maggior tutela, rappresentano l’ultimo baluardo, ora sotto attacco dal sistema. Sarebbe più opportuno fare un po’ di ordine prima di eliminare il mercato tutelato.
Lucia Navone. Come è avvenuto per il settore telefonico dove – alla fine – i servizi sono migliorati e i prezzi sono scesi, quale l’esempio da seguire?
Edoardo Beltrame. Alcuni effetti positivi del settore telefonico si fanno sentire solo ora ma dopo quanti anni? Una reale concorrenza sul prezzo è possibile solo se le imprese esistenti vengono private dall’ombrello regolatorio. Ma il settore dell’energia è molto più complicato: fino ad oggi abbiamo assistito al peggioramento dei servizi e all’aumento delle le bollette. Occorrono drastiche azioni correttive, senza le quali, la ripresa economica sarà impossibile.Com’è possibile, infatti, che se i prezzi all’ingrosso e i consumi calano, il costo delle bollette resta lo stesso o magari aumenta? C’è effettivamente qualcosa che non va!
Lucia Navone. Oneri di sistema, dolente nota. Cambierebbe qualcosa e soprattutto chi li dovrebbe pagare?
Edoardo Beltrame. Gli oneri di sistema sono stati riversati a pioggia sulle bollette, come per la benzina, ma scaldarsi o accendere la luce non è un bene voluttuario. Gli oneri di sistema sono in costante crescita e annullano i ribassi della quota energia della bolletta. Chi consuma meno partecipa di più al sostentamento del sistema e ci si chiede cosa succederà quando aumenterà di nuovo il prezzo dei combustibili? Qualsiasi nuovo investimento del settore energetico è riversato sulle bollette mentre sarebbe molto più corretto imputarlo al bilancio dello stato, se si tratta di investimenti strategici.
Lucia Navone. Sanare le inefficienze del sistema, ancor prima di parlare di libero mercato. Come in Italia, dove l’energia è materia per pochi, tutelata e garantita dallo Stato?
Edoardo Beltrame. È essenziale sanare le inefficienze del sistema, anche se sembra un po’ tardi e pressoché impossibile. Emblematica la proposta, poi rientrata, dell’ex Ministro Zanonato di ridurre le bollette a debito, scaricandone il peso sulla prossima generazione. Per scelte sbagliate, e a favore dei soliti, pagheremo, per i prossimi anni, un conto salatissimo sia per le energie rinnovabili che per la disponibilità di potenza convenzionale a sostegno proprio dell’energia rinnovabile. Sono poi previsti nuovi oneri per sostenere la ricerca di petrolio o shale gas, stoccaggi del gas, linee di trasmissione, come quella tra Italia e Montenegro. Interventi incontrollati e antieconomici, dei quali il consumatore non sa nulla e paga.