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Liberare l’arte giovane e contemporanea dal giogo dei pregiudizi e dalla politica di ogni colore. L’appello di Roberto Bonfadini

Creato il 16 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

L’arte contemporanea, con il suo spirito inevitabilmente di ricerca sperimentale, di elaborazione di linguaggi espressivi originali, insoliti, personali, conquista non pochi giovani, li appassiona, li attrae lungo vie nuove, affascinati da una ricerca senza limiti. Uno spirito giovanile che non può non affascinare, o almeno incuriosire, e che tuttavia non trova un confronto affatto semplice con la pubblica amministrazione. La politica non ha un grande spirito libero? Vien voglia di gridarlo. Che parli però Roberto Bonfadini, artista giovane, soresinese, già conosciuto e apprezzato. Il desiderio di un cambiamento è forte:

“Vorrei che il prossimo assessore alla cultura di Cremona – afferma Roberto Bonfadini – chiamasse i giovani a mostrare i propri progetti e poi decidesse, considerando solo la qualità artistica e nient’altro, che cosa si può fare per vivacizzare la città. Una biennale di arte contemporanea? Si ragioni insieme. Immagino un assessore come una specie di allenatore che fa crescere i giovani”. Inevitabilmente occorrerebbero “procedure di selezione adatte”. Se la porta si aprisse ai giovani che si ritrovano su internet, perché non hanno spazi dove esporre, tra un blog e l’altro, un sito e un social network, una scossa alla buona vecchia Cremona arriverebbe.

E se le strade del centro storico fossero punteggiate di installazioni qua e là, fra la gente? E’ solo una delle tante idee che si possono proporre. L’essenziale è che il Comune non si limiti all’ordinario, ovvero a “gestire gli spazi che ha. Alcune amministrazioni sono fortunate, poiché dispongono di spazi adatti, altre no”. L’obiettivo però non può essere chiudere l’arte giovane, contemporanea, viva, in un contenitore o uno scatolone chiuso, come può essere Cremonafiere, lontana dal grande pubblico. E soprattutto non ci si dovrebbe “scontrare difficile, che giudica l’operato dei giovani sulla base di criteri esterni all’arte. Non vorrei scagliarmi contro l’assessore Jane Alquati, perché poi altre amministrazioni possono ricadere nel rischio opposto”. Nessuna polemica neanche su Irene Nicoletta De Bona. Un battito d’ali oltre gli schieramenti di tanto in tanto si può dare? Si parla infatti di arte di destra, di sinistra, quando invece “bisognerebbe superare preconcetti estranei e dare una valutazione oggettiva. Oltre ai pregiudizi politici “possono entrarne in azioni anche di altri: anti-ecologici, o il contrario. Vorrei tanto che la cultura non fosse strumentalizzata in alcun modo e che ci si riuscisse a liberare di fardelli pesantissimi. A Cremona purtroppo c’è un’impronta di questo genere: l’arte si lega alla politica”. Liberare l’arte: si può? Ci sarà uno sforzo della prossima amministrazione in questo senso?

Finora la cultura cremonese non ha parlato la lingua dei giovani: “Quando sento dire che Cremona è la città dell’arte e della musica resto sorpreso: il violino è al centro dell’interesse, ma allora siamo fermi al Settecento. Ci vuole spazio per tutti”. E allora perché chiudersi nei musei, nei soliti contenitori, nel culto della tradizione e dei suoi magici vestali, o nella logica del grande evento, della star da richiamo, che viene, consuma denaro pubblico e lascia terreno bruciato quando se ne va, perché i soldi sono finiti?

Cremona ha conosciuto anche il passo falso del Global Art, il progetto regionale che consente ai giovani migliori di esporre nel padiglione d’arte contemporanea di Expo 2015 e poi di partecipare a mostre in altri Paesi. “Un’occasione persa” commenta Bonfadini.

Poco o nulla si muove. “L’assessorato alla cultura purtroppo è debole per sua natura: chi riceve questa delega, la ottiene perché ha ottenuto un posto da assessore, non per poter promuovere la cultura”. E che debba contare di più – non finire nelle condizioni di De Bona ad esempio, aggiunge chi scrive – è un auspicio dei più seri. Qualcuno infatti ha sentito dire che la cultura è una priorità? Poi succede di leggere che esperti di economia rilevano come la cultura possa produrre lavoro, muovere capitali, far nascere laboratori, attività, mostre. Discorsi non da puristi, tuttavia di rilievo.

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