Mercoledì 4 aprile Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc (Partito di Rifondazione comunista), ha illustrato in una conferenza stampa organizzata nella sede romana del partito le cause della sospensione delle pubblicazioni del quotidiano Liberazione decretata dall’editore, la società editoriale Mrc di cui proprio Rifondazione Comunista è unico socio. Assieme a Ferrero erano presenti anche Marco Gelmini, amministratore di Mrc Editore, e il direttore del quotidiano Dino Greco.
Niente di nuovo (e di buono) per il futuro del quotidiano: ribadita la chiusura di Liberazione per i tagli alle sovvenzioni statali operate prima dal governo Berlusconi e poi confermate dal governo Monti (mezzo milione di euro in meno nel 2010, poco meno nel 2011), che secondo il partito avrebbero fatto sì che la testata non avesse più la liquidità necessaria per proseguire essendosi nel frattempo determinate perdite di esercizio troppo grandi da sostenere ancora con i soli soldi di Rifondazione Comunista.
Il Prc si è anche impegnato a far pressione su Monti affinché il fondo per l’editoria continui ad erogare aiuti alle realtà editoriali più piccole, come appunto Liberazione, che soffrono della scarsità di investimenti pubblicitari. “Siamo una voce libera, di pubblicità ne abbiamo poca”, ha detto Ferrero.
La seconda mossa, invece, sarà una campagna di sottoscrizione a favore del quotidiano “perché noi non abbiamo mai pensato – ha aggiunto Ferrero – di poter dipendere unicamente dallo Stato”. I soldi raccolti a fine anno, assieme a quelli recuperati dal fondo per l’editoria e a quelli che il Prc deciderà di investire nuovamente nel progetto, saranno sommati tra loro: se ne uscirà una cifra sufficiente l’avventura di Liberazione potrebbe rinascere.
Quasi sicuramente in un diverso formato: o in edizione digitale o con una diversa periodicità, ad esempio settimanale e non più quotidiana. Nell’occasione Ferrero ha anche rivelato i dati sul reale impegno economico di Rifondazione Comunista nel quotidiano, calati di pari passo con i tagli al contributo statale: 3,1 milioni di euro nel 2008, 1,6 milioni nel 2009, poco meno di un milione nel 2010 e altrettanti nel 2011.
Perché, dunque, non andare online fin da subito, da quando a gennaio erano state sospese le pubblicazioni dell’edizione cartacea? Perché, secondo Ferrero, la proposta avanzata dalla proprietà (versione solo online del giornale con una redazione ridotta all’essenziale) non sarebbe stata accettata dai lavoratori; mentre la trattativa andava avanti, dunque, la società editrice del quotidiano continuava a perdere soldi, fino a non averne più per garantire l’esistenza della testata.
Il risultato? L’esito della vertenza ha portato al provvedimento di cassa integrazione a zero ore per tutti i dipendenti, misura che precederà la chiusura definitiva per l’organo di stampa ufficiale di Rifondazione Comunista.