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“libere idee” interviste: Serena Venditto, 23 ottobre 2015.

Creato il 23 ottobre 2015 da Dan76

“LIBERE IDEE”INTERVISTE 13

Intervista con Serena Venditto   21 ottobre 2015;

Incontro la scrittrice Serena Venditto, simpatica e piena di voglia di fare.

Benvenuta innanzitutto a “libere idee” interviste.

  • Serena puoi raccontare a tutti i lettori di “libere idee” come hai iniziato con la scrittura, cosa ti ha spinto a scrivere?

Scrivere mi è sempre piaciuto, fin da bambina. Non saprei dire quando e perché, non me lo ricordo. Detto così sembra che io sia una specie di grafomane con decine di quaderni e centinaia di file nel pc, in realtà è stata una passione precoce, nata insieme a quella per la lettura, ma, rispetto alla seconda, molto discontinua. Poi, circa cinque anni fa, cominciai a scrivere Le intolleranze elementari, il mio primo romanzo, quasi per gioco, una specie di sfida. Quasi contemporaneamente ho conosciuto la compagnia di scrittura Homo Scrivens, fu un puro caso, un amico mi invitò a un laboratorio per la stesura di un romanzo collettivo. Fu un’esperienza molto divertente. E da lì cominciai a seguire “la bottega della scrittura”, il laboratorio di scrittura creativa condotto da Aldo Putignano e Giancarlo Marino. Poi nel 2012 Homo Scrivens è diventata casa editrice, io avevo finito il libro e…

  • La scrittura è diventata la tua prima professione oppure resta una meravigliosa passione?

Nel momento in cui si scrive per pubblicare, si ha a che fare con un editor, un editore, un grafico, un ufficio stampa, ma soprattutto un pubblico secondo me la scrittura non è più un hobby, ma diventa qualcosa di più. Personalmente è una meravigliosa passione che vivo in maniera professionale.

  • Hai già pubblicato per “Homo Scrivens” “aria di neve” e “le intolleranze elementari”, brevemente di cosa parlano questi due romanzi?

Le intolleranze elementari è una commedia rosa che racconta di tre ragazze che lavorano in un bar adiacente al reparto di cardiologia e cardiochirurgia di un grande ospedale, e le loro vite si intrecciano con quelle dei medici che vi lavorano: tutto ruota intorno le vicende del cuore, inteso come organo, ma anche in senso sentimentale. Aria di neve è un giallo ambientato a Napoli, a via Atri, in cui gli investigatori dilettanti sono gli inquilini di uno stesso appartamento: Kobe, geloso pianista giapponese, il sardo-nigeriano Samuel, la traduttrice italoamericana Ariel, capeggiati dall’archeologa Malù e dal suo gatto nero Mycroft.

  • Il tuo terzo romanzo appena uscito è “c’è una casa nel bosco”, con il suo originale protagonista, il gatto detective Mycroft; parlami un po’ di questo romanzo e il perché del gatto detective.

C’è una casa nel bosco è il seguito di Aria di neve, stessi personaggi, ma ambientazione diversa. Il gruppo di amici è invitato a un matrimonio in una villa in un bosco in Molise, ma ben presto questa festa si trasforma in qualcosa di ben diverso…

Il gatto detective Mycroft, come il fratello di Sherlock Holmes, nacque per caso durante un esercizio al laboratorio di scrittura. Il tema era: inventa un detective e la sua spalla. E mi venne in mente un micio come assistente di un investigatore.

Il gatto non ha poteri sovrannaturali, fa le cose che fanno tutti i gatti, gioca, dorme, cerca di rubacchiare cose buone, ma ovviamente ha un fiuto tutto felino che mette gli umani sulla strada giusta. È un assistente perfetto per la vera detective, Malù, che è archeologa di professione e quindi allenata a ricostruire delle azioni umane partendo da dati materiali.

  • I tuoi propositi per il tuo futuro di scrittrice?

Scrivere, semplice!

  • Indubbiamente l’editoria sta attraversando un periodo di crisi ma con qualche ultimo segnale di ripresa, quali sono le tue “libere idee” in proposito e cosa pensi della piccola editoria?

Il vero nemico della piccola editoria, secondo me, sono gli editori a pagamento: vivono sulle spalle degli autori più ingenui, non fanno editing, non fanno promozione, intascano migliaia di euro sfruttando la vanità degli autori e poi li abbandonano al loro destino. Truffatori, non mi viene in mente espressione migliore per definirli.

La piccola editoria poi ha sicuramente molti problemi: distribuzione, promozione, visibilità. Ci vuole tanta pazienza, lavoro, per arrivare a un pubblico più vasto possibile. Homo Scrivens, ad esempio, promuove tantissimi eventi, ed è presente alle principale fiere italiane del settore, e questo lavoro alla lunga certamente premia.

Grazie a Serena Venditto per l’intervista e un in bocca al lupo sincero.

DANIELA MEROLA

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