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“libere idee interviste”: Stefania Di Iorio

Creato il 28 gennaio 2016 da Dan76

“LIBERE IDEE” INTERVISTE” 16:

INTERVISTA CON STEFANIA DI IORIO

La nuova ospite di “libere idee” interviste è Stefania Di Iorio, architetto e scrittrice. Con la casa editrice Homo Scrivens ha collaborato ai volumi “Enciclopedia degli scrittori inesistenti 2.0” nel 2012 e “Dei trenta e più modi di perdere l’ombrello” nel 2014. Ha pubblicato a maggio 2015 per la stessa casa editrice il romanzo “Nefàs.La forma del vento”.

  • Benvenuta Stefania a “libere idee” interviste, tu sei un architetto con la passione per la scrittura. Come hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato per caso, cominciando a seguire qualche lezione della Bottega della Scrittura, il corso di scrittura creativa tenuto da Aldo Putignano e Giancarlo Marino. All’inizio scrivere era solo uno sfogo, un modo per tirare fuori emozioni e idee, ma poi, quando le pagine scritte sono diventate tante, ho deciso di organizzarle in una storia compiuta, così da avere modo di comunicare le mie emozioni ad altri. E devo dire che è stata un’esperienza molto bella, che mi ha arricchito tanto.

  • Il tuo lavoro di architetto come si concilia con la scrittura?

Conciliare la libera professione con la scrittura non è stato semplice, perché non ci sono orari, ma quasi sempre relazioni tecniche o disegni da terminare prima di tornare a casa. Tuttavia, quando hai qualcosa da dire, che spinge forte per uscire fuori, in ogni momento scrivi un appunto, una frase, un’idea, che poi per me divenivano pagine la sera, dopo cena, oppure durante i fine settimana.

  • In passato un tuo testo “19 settembre 2011” è stato messo in scena dalla compagnia teatrale “parole alate”; come è stata questa esperienza?

È stato bello, perché gli attori hanno interpretato i due personaggi proprio come io li avevo immaginati e sono stati molto bravi. Vedere in scene personaggi che hai tenuto dentro di te, vederli muovere, parlare, è un’emozione che si rinnova.

  • Parliamo ora di “Nefàs”, il tuo romanzo uscito a maggio scorso. Di cosa parla?

Sono due storie parallele, quella di Marta, una donna italiana e  quella di Amir, un uomo eritreo. Marta, napoletana, va a Milano a studiare moda e riesce a diventare un’affermata stilista, tuttavia il libro ha inizio con le immagini della donna che, di notte, sotto la pioggia, cerca qualcosa tra i cassonetti dell’immondizia di una strada di Napoli, dove trova un pacco di fogli manoscritti, che raccontano la storia di un uomo sconosciuto.

Amir, soprannominato Nefàs, corre da quando era bambino. Corre a Kerèn, in Eritrea, a piedi nudi sulla terra rossa dell’altopiano natio, corre sull’asfalto di Asmara, dove impara cos’è la felicità, e in Italia, nel cortile di un centro di accoglienza, dove scrive su fogli bianchi istantanee della propria vita, come fossero foto.

Sono due vite raccontate come un viaggio, tra passato e presente, con un finale comune.

  • “Nefàs” è la storia di due vite parallele alla ricerca di sé, quale è stata la tua fonte di ispirazione?

Tutto è nato da un compito della scuola di scrittura: ci chiedevano di raccontare una storia breve su un argomento a piacere. In quei giorni si parlava molto di episodi tragici legati all’immigrazione e io ho pensato che ognuna di quelle persone, che per noi solo numeri, ha un volto, una storia, dei sentimenti. E così è nato il personaggio Amir, ma era difficile per me raccontare di un uomo, di un paese così lontano dal mio e dalla vita tanto diversa. E allora gli ho affiancato il personaggio femminile, che raccoglie in sé le storie di ogni donna e quella di nessuna, ma in cui credo che ognuna di noi possa riconoscersi.

  • Stai lavorando ad un nuovo romanzo ora oppure riservi altre sorprese?

Mi piacerebbe molto scrivere un altro libro e sono certa che lo farò. Scrivere mi fa stare bene, mi libera la mente e il cuore, è una gioia per me. Ho già in mente una storia e non vedo l’ora di cominciare.

  • Cosa vuoi trasmettere a chi legge i tuoi romanzi?

Non riesco a non raccontare le emozioni, e devono essere tutte quelle che una persona possa provare, belle o brutte che siano. Penso che chi scrive debba mettersi in gioco, debba scavare nel profondo, pur conservando leggerezza nella scrittura come nella storia. Sono le emozioni che desidero trasmettere, quelle che toccano un tasto in ognuno di noi e ci fanno immedesimare con i personaggi o con le loro storie.

Ringrazio Stefania Di Iorio per la sua gentilezza e consiglio la lettura di “Nefàs” edito da Homo Scrivens.

DANIELA MEROLA



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