Mi sono occupato più volte della parlamentare Eugenia Roccella, in particolare riguardo l'inumazione dei feti abortiti (qui) e alle tristemente celebri linee guida che miravano ad impedire ad una coppia portatrice di malattie genetiche di procedere con la procreazione assistita (qui). In linea di massima, ho sempre considerato la suddetta l'ennesimo parto mal riuscito del Partito Radicale, il quale, senza scomodare le provocazioni pannelliane di onorevoli porno attrici, ci ha regalato oltre che la suddetta, gente dotata di suprema coerenza come Rutelli e Capezzone (a volte mi chiedo quale demone spinga Pannella a scegliere la gente).
Oggi mi ha colpito la sua lettera al direttore di Avvenire dove traspare in modo chiaro e inequivocabile la forma mentis della parlamentare. Vediamo cosa scrive:
Caro direttore, vorrei tornare sullo scambio di battute tra me e alcuni parlamentari dell’Udc, su cui martedì Avvenire ha pubblicato una breve cronaca, per far meglio comprendere ai lettori qual è effettivamente la posta in gioco. Pier Ferdinando Casini ha rilasciato un’intervista in cui sostiene che i temi etici non debbono essere il nodo su cui costruire alleanze politiche. In questo modo, pur mantenendo le proprie opinioni sulla difesa della vita, della famiglia e della libertà di educazione, ci si può però alleare con chi su quei valori ha idee opposte.La cosa non sta bene alla Roccella, lo si capirà meglio nel proseguo. Ciò che mi lascia sorpreso in positivo, invece, è l'apertura di Casini che, forse perché reduce da un ruolo istituzionale (Ex Presidente della Camera), è arrivato a comprendere che in uno Stato laico, quale dovrebbe essere l'Italia, i valori etici devono essere garantiti e non imposti. Ma continuiamo.
Ho chiesto quindi ai parlamentari dell’Udc con cui più spesso ho condotto battaglie comuni sui temi etici (Buttiglione, Pezzotta, Santolini, Binetti, Calgaro, Volonté) se fossero d’accordo. Gli amici in questione, che ho interpellato proprio perché delle loro idee e della coerenza con cui le perseguono sono sicura, non mi hanno risposto, o mi hanno risposto accusandomi di voler «dare lezioni». Non è così, e vorrei tornare a sottolinearlo: non si tratta di esibire la propria personale fedeltà ai valori non negoziabili, ma di sapere se anche loro, da sempre impegnati su questo fronte, sono d’accordo a mantenere i temi etici in un ambito di sostanziale marginalità politica.Come preannunciato, qui inizia a venir fuori l'incapacità di un'oltranzista di concepire la libertà di opinione.
La Roccella, è chiaro, ha un sogno: che tutti pensino come lei e condividano le sue verità rivelate.
E' evidente che ha sbagliato lavoro: la politica, infatti, dovrebbe essere soprattutto confronto, mediazione. Per lei esistono solo le sue idee, non negoziabili, e la politica altro non sarebbe che un mezzo per imporle. Meglio avrebbe fatto a indossare "le vesti", là, forse, tra le mura consacrate, non avrebbe avuto alcuno scontro con dissenzienti e semmai, ipocritamente, là non sarebbe mai trapelato. Ma se dalle righe sin qui riportate il tutto, trapela, nelle righe successive esplode:
È possibile votare no a un’eventuale legge sull’eutanasia o sui matrimoni gay e poi allearsi con chi quelle leggi le propone, le vota, le difende, le fa passare? È possibile non prendere posizione come partito su questi temi, e non farne un punto centrale del proprio programma? È possibile insomma costruire le alleanze accantonando le differenze di visione antropologica? A me tutto questo sembra il nodo centrale del ruolo dei cattolici in politica, della loro rilevanza, della capacità di pesare e di incidere, in un momento in cui l’attacco sui temi della vita e della famiglia è davvero impressionante. È a queste domande che ho chiesto una risposta, e la chiedo tuttora.Ecco dunque che la frase finale delle prime righe assume più che una (amara) constatazione, una vero e proprio quesito:" mantenendo le proprie opinioni sulla difesa della vita, della famiglia e della libertà di educazione, ci si può però alleare con chi su quei valori ha idee opposte"?
Rispetto a quanto analizzato precedentemente qui c'è una novità: non vi è infatti la sola incapacità di concepire la diversità d'opinione come legittima, se non a parole per salvare la facciata, in altre parole, ti permetto di esprimerti ma non ti permetterò mai di realizzare le tue espressioni, ma subentra anche il concetto di "libertà di educazione" che è evidente a senso unico. Nessuno infatti è intenzionato ad imporre l'eutanasia come regola assoluta, anzi chi la richiede la chiede in genere a titolo strettamente personale; nessuno si sognerebbe di stravolgere i diritti della famiglia "tradizionale" ma al limite c'è chi chiede il riconoscimento di medesimi diritti per famiglie che di fatto sono tali pur avendo superato una tradizione agonizzante; nessuno mai imporrebbe ad altri un tipo di educazione specifica che non sia riconosciuta buona dal buon senso del tempo. Nessuno si sognerebbe di imporre nulla, tranne i cattolici come la Roccella, la quale insiste non tanto sulla "libertà di educazione" ma, par ovvio, sulla "libertà di imporre un'educazione" nella speranza di ridurre l'Italia ad uno Stato confessionale. Curioso invece come la sua visione antropologica della vita accetti di rimanere accanto oltre a un po'di fedifraghi, puttanieri, collusi, venduti e corrotti. Evidentemente qualche concessione alla sua immacolata coscienza deve averla pur ottenuta, visto che ci tiene orgogliosamente a firmarsi "Eugenia Roccella, deputato PdL" (neretto mio).