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Libertà di stampa

Da Ant0n3l


Libertà di stampa uguale democrazia. Me lo hanno insegnato a scuola, già alle elementari. Ed è quello che sto spiegando a mio figlio che, come Geronimo Stilton, direttore dell’Eco del Roditore, scrive spesso sul suo “giornalino” che si intitola “L’Eco delle Notizie”, un piccolo quaderno su cui annota (e son contenta così si esercita a scrivere in corsivo) i suoi pensieri e ciò che vive durante la giornata.
Libertà di stampa significa garantire ai cittadini la possibilità di formarsi un’opinione, un pensiero personale libero e indipendente riguardo ai fatti che accadono nella società in cui viviamo.
Libertà di stampa, certo, implica anche un senso di notevole responsabilità perché è ovvio che diffamare qualcuno è o dovrebbe essere un reato.
È anche ovvio che a volte si possa sbagliare e per questo possano esserci delle sanzioni, anche pesanti.
Non è assolutamente ovvio che, in un Paese democratico, un giornalista che sbaglia debba andarsi a fare una lunga gita a San Vittore.
Ieri, con voto segreto, è stato approvato da 131 senatori un emandamento proposto dalla Lega Nord e, da oggi, un giornalista che “diffama” (poi, bisogna vedere in che modo…) qualcuno, andrà in carcere per un anno.
Libertà di stampa dovrebbe garantire a un giornalista di esporre i fatti che conosce senza essere condizionato da timori o paure.
La paura, magari, di dire la verità. Ecco, credo che molti giornalisti, oggi, avranno timore di esporre e farci conoscere il proprio pensiero.
Da ieri l’Italia è diventata un Paese ancora più difficile e complicato.
Un Paese nel quale 131 senatori di cui mai, probabilmente, si conoscerà il nome, si arrogano il diritto di dirigere le fila del lavoro di chi, spesso con serietà, svolge il proprio ruolo scrivendo e firmando ciò che dichiara, mettendoci la faccia, insomma. A differenza loro.Mi ha colpito una frase scritta su Twitter da un noto direttore di giornale: “Caligola nominò senatore il suo cavallo, noi abbiamo fatto di peggio. Abbiamo votato molti asini”.
Che la “Storia insegna” (quante volte ce lo siamo sentiti ripetere?) e che conoscere gli errori che si sono commessi nel passato sia utile per non ripeterli più, a quanto pare, è solo una grande baggianata.
Che quelli della mia generazione l’hanno solo letto sui libri, ma c’è gente che, prima, ha vissuto ed è morta per permetterci di vivere in un Paese democratico.
Che i Fantasmi, a volte, ritornano. E oggi sono 131. 131 Fantasmi (codardi) che hanno in mano il futuro dei nostri bambini, il futuro di un Paese che vuole essere libero ma che – da ieri – lo è un po’ di meno…
E ora, con tanta amarezza, vado a dire a mio figlio che fa niente, che Storia può anche non studiarla, che intanto non serve a nulla.
Che l’essere umano è comunque fondamentalmente stolto.
Che intanto, io, posso dire tutto che sono solo una mammacasalingadisorganizzata, soltanto una comune cittadina. Un numero, come gli altri.
Vergogna, però, non riesco proprio a non dirlo. Da mamma, naturalmente.

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