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LIBIA, propaganda e disinformazione. CUI PRODEST?

Creato il 28 febbraio 2011 da Mx31
Gli avventimenti in Libia di questo periodo, hanno suscitato grande discussione, indignazione e i più svariati (ed opportunistici!) commenti dei governi di tutto il mondo. In testa Italia e Stati Uniti.
Ma cosa sta davvero avvenendo in Libia in questo momento.
Sui quotidiani se ne sono lette di ogni, dai bombardamenti sulle citta in rivolta, alle fosse comuni per le migliaia di cadaveri.Ed ovviamente sono stati frequenti i paragoni con gli eventi Egiziani e Tunisini.
Ad una analisi più attenta, sembra proprio che in realtà ciò che avviene in Libia, abbia poco a che fare con Egitto e Tunisia e che molti degli "scoop" che hanno fatto indignare l'intera comunità internazionale si siano rivelati autentiche balle.
E allora la domanda fondamentale da porsi è: CUI PRODEST?
A chi giova questa campagna mediatica di disinformazione sugli eventi libici?
Per cercare di fare maggiore chiarezza, riporto qui qualche articolo tratto da diverse fonti, quali PeaceReporter, il Manifesto, il blog di Militant, ilGiornale, Radio Città Aperta. 
Quindi un insieme piuttosto variegato di fonti, radicalmente opposte tra loro, ma che (negli articoli qui proposti) hanno una cosa in comune:
cercare di fare chiarezza, su ciò che realmente sta accadendo in Libia, chi sono i protagonisti e quali sono gli obbiettivi.
A Voi. BUONA LETTURA.
PeaceReporter: 
/Perchè non è insurrezzione popolare ma guerra civile/

Libia, una questione tribale
Esercito allo sbando, nel Paese spaccato riemergono i legami di sangue, le appartenenze, le famiglie."Fino a pochi giorni prima del 17 febbraio, in Libia e all'estero nessuno pensava potesse estendersi la manifestazione di protesta, ampiamente prevista e monitorata attraverso una neonata unità di crisi libica costituita dal Ministro degli Esteri, degli Interni e dell'Economia, dalla zona della Cirenaica. Nessun analista, sulla base di dati economici e sociali che differenziavano il paese maghrebino da Tunisia ed Egitto, avrebbe creduto ad un epilogo del genere. Il 'fattore Facebook' e l'emulazione in tutto questo sono stati relativamente marginali, come il ruolo giocato dalle opposizioni all'estero. Il colonnello Gheddafi poteva evitare tutto questo se solo avesse dato preventivamente spazio alla corrente riformista presente all'interno della Jamahiriya"...LEGGI TUTTO
ilGiornale
/Perchè se di certezze non ve ne sono, i dubbi sono sempre molti./


"Ma quanti sono i morti in Libia? Mille, duemila o diecimila? E quante città sono cadute in mano ai rivoltosi? Due, tre, dieci? La crisi libica è densa di notizie tanto sensazionali e sconvolgenti quanto di dubbia attendibilità. Siamo tutti inorriditi apprendendo che Gheddafi avrebbe ordinato all’aviazione di bombardare la folla, circostanza che però il vescovo di Tunisi non conferma, al pari di altri testimoni. Le comunicazioni telefoniche dalla Libia sono difficilissime e quelle online interrotte; però ogni giorno sbucano filmati drammatici pro o contro il regime. Abbiamo visto quello sulle fosse comuni, che però tanto comuni non sembravano. Erano, piuttosto, sedici buche nel terreno come quelle che vengono scavate in ogni cimitero. La tv di Tripoli, invece, trasmette le immagini di migliaia di libici esultanti in piazza per dimostrare che il Colonnello è amato e ancora saldamente al potere. Chi mente? Inutile, chiederselo, mentono tutti. Come in ogni crisi. I filmati con cadaveri o distruzioni possono essere riferiti a fatti avvenuti anni fa o in altri Paesi e basta stringere il campo dell’obbiettivo per far sembrare poche decine di persone in piazza una folla quasi oceanica." ...LEGGI TUTTO

Il Manifesto (26 febbraio 2011)
/"Fosse Comuni" che sono cimiteri, "Bombardamenti" senza bombe e "Aereoporti in mano ai ribelli" sotto il controllo militare di Gheddafi.
Ovvero, la disinformazione della Stampa Internazionale./
"Il morto ha parlato e sulla Piazza verde di Tripoli ha detto di nuovo: «Combatteremo e li sconfiggeremo». Il colonnello Gheddafi, dato per morto nel primo pomeriggio di ieri da due emittenti arabe del Dubai, la Arabiya e la Mbc, nel tardo pomeriggio di ieri è resuscitato ed è arrivato inatteso nella storica piazza tripolina per ripetere a una folla di suoi sostenitori (molto entusiasta ma non oceanica per la verità) che da ore l'occupavano gridando slogan e inanellando caroselli a tutto clacson, che lui non mollerà, che aprirà gli arsenali per dare «armi al popolo» e stroncare la rivolta interna e le eventuali tentazioni «dell'Europa e dell'America» verso un intervento armato, per quanto indorato come «umanitario», incredibilmente «non escluso» a priori dal portavoce del presidente Obama.
A meno di colpi di scena improvvisi, sempre possibili in una situazione così magmatica, la crisi libica rischia di avvitarsi in scenari sempre più drammatici."...LEGGI TUTTO

RADIO CITTA' APERTA
/Se gli eventi Libici, rievocano in modo inquietante (ma poi non troppo)  eventi già visti. Dal Kosovo, alla Romania di Ceaucescu fino all'Iraq/
Di che paese si parla nelle citazioni tratte da due importanti quotidiani italiani?
 

“...Ieri sono arrivate altre conferme delle manifestazioni che sabato e domenica hanno sconvolto le città di * e * che sarebbero state represse nel sangue dalla polizia con l'appoggio dell'esercito”  (Corriere della sera **/**/****) e ancora “...Fonti dell'opposizione interna parlano di scontri violentissimi e di 300 morti...” (La Repubblica). 

Semplice, risponderete voi. Della Libia! Negli ultimi giorni notizie di stragi, di bombardamenti aerei sui manifestanti e sui civili inermi, di possibile uso delle armi chimiche contro la popolazione che si oppone al regime di Gheddafi, di stragi di medici e di feriti negli ospedali, di colonne di migliaia di profughi in fuga dai combattimenti e dagli eccidi bombardano le opinioni pubbliche occidentali e, quindi, anche italiana.
Torniamo alle citazioni di cui sopra: non si riferiscono a quanto sta accadendo in Libia, bensì a quanto stava – secondo i media internazionali – accadendo a Timisoara e ad Arad ai tempi delle rivolte contro Ceaucescu, nel 1989."...LEGGI TUTTO

Blog di MILITANT:
/E' NECESSARIO RICORDARE GLI EVENTI PASSATI, PER COMPRENDERE QUELLI PRESENTI E FUTURI/
IL "MASSACRO" di TIMISOARA

"Per due giorni la notizia delle fosse comuni sulla spiaggia di Tripoli è rimbalzata da un giornale all’altro scuotendo le coscienze dei cittadini di mezzo mondo orripilati dalla barbarie di Gheddafi. Quelle stesse coscienze e quegli stessi giornali, sia detto per inciso, che fino al giorno prima non avevano avuto nulla da ridire contro la barbarie (questa si vera) dei campi di concentramento per migranti allestiti in Libia per salvaguardare l’Europa dagli sbarchi dei “clandestini”. Senza voler sminuire il bagaglio di violenza che una guerra civile inevitabilmente si porta appresso a noi la cosa puzzava di Kosovo, e lo abbiamo scritto. Ieri è venuto fuori che quelle immagini sono state girate nel cimitero di Sidi Hamed visionabile anche grazie a google maps (qui) e come ha confermato anche Angelo Del Boca (leggi), forse il massimo esperto di cose libiche in Italia. Alcuni giornali hanno tolto il video dalla loro edizione online senza spenderci sopra due parole di spiegazioni, altri l’hanno lasciato infarcendo gli articoli di condizionali perchè il sangue fa sempre audience. A tal proposito abbiamo ritenuto utile riprodurre di seguito il primo capitolo di “Sotto la notizia niente”, un libro che tutti, soprattutto i compagni visti gli accadimenti degli ultimi giorni, dovrebbero leggere e rileggere con attenzione. E’ stato scritto da Claudio Fracassi nel 1997 e ripubblicato nel 2007 dai tipi della Editori Riuniti. Il paragrafo in questione racconta delle costruzione mediatica dele “fosse comuni” di Timisoara, durante la “rivoluzione” che depose Ceausescu in Romania. E’ un po’ lungo, ma armatevi di un po’ di pazienza e leggetevelo perchè alcune analogie con l’oggi sono quantomeno inquietanti."...LEGGI TUTTO
Se tutti questi articoli, certo non danno certezza di ciò che sta avvenendo in Libia, dovrebbero almeno renderci prudenti nell'accettare tutto ciò che l'informazione ufficiale ci dice, e comunque ci ricorda che conviene sempre avere uno sguardo critico sugli avvenimenti che ci circondano.
In Libia ci sono molti interessi in gioco, Gas e Petrolio in testa,
e molti sono i "soggetti" interessati a quel Paese e alla sue risorse.
In testa alla classifica, l'italiana Eni....


/Max

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