Fonte: The National Archives, Kew Gardens, Gran Bretagna, FCO, 39/383
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Autore del documento: Ministro degli Esteri britannico
Titolo: Libia [Riunione del governo britannico]
Data: 4 settembre 1969
preghiera musulmana (da foto di Selene De Condat)
La rivoluzione del primo settembre è stata all’inizio un assoluto successo a Tripoli, Bengasi e Baida. Sebbene vi sia stata una certa resistenza nell’area di Tobruk, da parte di elementi fedeli al re Idris, le ultime informazioni dicono che il regime si è stabilizzato e che controlla gran parte del Paese. […]
Il rappresentante personale di re Idris è venuto a trovarmi martedì con un messaggio indirizzato al primo ministro, con il quale gli chiedeva di intervenire in Libia. Io gli ho risposto che il primo ministro avrebbe preso in considerazione il messaggio, ma al contempo, non gli ho dato speranze che la Gran Bretagna sarebbe intervenuta.
Gheddafi vignetta di Giannelli
I nostri interessi in Libia sono vasti. […] L’anno scorso le importazioni di petrolio dalla Libia hanno raggiunto i 21 nilioni di tonnellate, ossia il 26% delle nostre importazioni. Il petrolio libico è di speciale importanza ora che il canale di Suez è chiuso. La gran parte delle imprese petrolifere in Libia sono americane, ma la BP e la Shell hanno investimenti per circa cento milioni di sterline. La Libia costituisce un mercato in espansione per le nostre esportazioni. La Gran Bretagna nel 1968 ha esportato beni per un valore di 34 milioni di sterline.
Sono di particolare importanza le esportazioni di armamenti: abbiamo contratti con i libici per circa 200 milioni di sterline. Di conseguenza, sono certo che un nostro intervento militare in Libia sarebbe sbagliato e pericoloso. […] Ritengo che i nostri interessi trarrebbero beneficio dall’immediato riconoscimento del nuovo regime. […]
Ho già istruito il nostro incaricato d’affari a Tripoli di comunicare al Consiglio rivoluzionario che abbiamo appreso che detto Consiglio desidera intrattenere buoni rapporti con la Gran Bretagna. Noi proviamo amicizia e rispetto per il popolo libico e non siamo intenzionati ad interferire nelle sue questioni interne. […] Tuttavia sappiamo ancora poco di questo Consiglio rivoluzionario.[…] Siamo in contatto con gli americani che sono d’accordo con noi ma pensano che dovremmo posporre il riconoscimento del nuovo regime, in modo da permetterci di parlare con re Idris. E’ certamente importante per noi mantenere rapporti con il re che non è soltanto un vecchio amico ed un alleato, ma che potrebbe, persino ora, giocare un qualche ruolo in Libia. Il nuovo regime, infatti, non ha attaccato il re.
Propongo, quindi, di inviare un messaggio segreto al re [che si trova ad Atene] tramite Sir Duncan Cumming, l’ex governatore della Cirenaica e amico personale del sovrano.