Siccome ieri pioveva, e l’autunno sembrava urlare “eccomi qui!!!” in tutte le strade della nostra amata Madrid, io sono stata assalita da una morbosa, incontrollabile e irrefrenabile voglia di CINEMA.
Allora prima di rinchiudermi in una sala cinematografica mi sono concessa una passeggiata intellettualoide in un bar che non lascia indifferente nessun cinefilo, sebbene scateni pensieri complessi: la libreria caffetteria 8 ½, il cui nome è un omaggio al nostro grande Fellini.
8 1/2: quando l’arte si fa POP
Che si fa a 8 ½? Si beve un caffè, si compra un libro e si va a casa?? Noooo! Innanzi tutto ci si sente fighi, che ogni tanto non fa male. Poi si partecipa a corsi, eventi, presentazioni dei libri, si guardano i manifesti dei film, gli oggetti legati ai grandi classici del cinema, si sfogliano i libri, si guarda il ragazzo della cassa che con la sua aria preoccupata e pensosa sembra un gran figo
si guardano le riviste degli anni 80 e si beve un caffè, seduti ai tavolini di “Via Margutta”, e si pensa così di essere più vicini al cinema.
MA se posso dire la verità questa è solo un’illusione!
Se vai alla libreria caffetteria 8 ½ con l’occhio critico di chi ha passato una settimana di merda e cerca la VERITÁ ti renderai subito conto che è tutta una costruzione, una messa in scena, una accozzaglia di cimeli cinematografici che nell’insieme fanno scena, ma individualmente sono miserabili.
Questa libreria caffetteria a guardarla bene è come una decorazione barocca: se la scomponi non ne trovi il senso, e se la vedi nella sua globalità piace molto, a patto che non l’analizzi a fondo.
Dove sta il Neorealismo, il drammatico, il vivo e il reale delle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccola cronaca, anzi nella piccolissima cronaca? Qui puoi trovare l’autografo di Almodovar, e stare bene mezz’ora.
Se cerchi la vita vera vai al bar accanto.