Caro Luca Bianchini,
ho letto con attenzione l'articolo Perché non comprerò i libri a 0.99 pubblicato sul suo blog PopUp, e devo dire che non posso fare a meno di provare a risponderle con qualche riflessione.
Sono uno studente universitario, Lingue e culture straniere per l'editoria, e non ho problemi con la lettura. Penso però, contrariamente a ciò che dice molta gente, che il corso di studi non influisca sulla mia voglia di leggere, infatti devo ai miei genitori l'abitudine a portare sempre almeno un libro in borsa (senza dimenticare la mia passione per la scrittura). Mio padre e mia madre sono stati i primi, fin da quando ero bambino, a invogliarmi a leggere, insegnandomi a frequentare le biblioteche e, soprattutto, a spiegarmi che solo leggendo si può arrivare a non farsi impecoronare da quel cancro chiamato 'Pensiero comune e accettato dalle masse'.
Ho introdotto così il mio discorso solo per farle capire che non mi faccio problemi ad acquistare un libro a prezzo pieno: se un rilegato mi costa 20 euro e passa, ma ne vale la pena, è anche un piacere comprarlo. Tuttavia sono il primo a non avere a disposizione molti soldi, ed è per questo che mi trovo a prediligere gli acquisti librari in occasione di particolari sconti e iniziative del genere; tenendomi comunque sulle edizioni economiche. Capirà quindi che per me la collana LivE promossa dalla Newton Compton è una sorta di "salvezza" (ho anche pubblicato un articolo a riguardo, dove spiego un po' come la penso sulle edizioni della Newton).
Per come la vedo io, il problema non sono tanto i libri a 0.99, ma il motivo per cui sono stati ideati. Mi spiego: viviamo in un Paese in cui leggere è considerato una perdita di tempo. La scuola e i professori, a volte corresponsabili di questo sfacelo, sono soldatini di piombo inermi se messi a confronto con il principale mezzo d'informazione che tuttora persiste col suo primato: la tv.
Nella televisione italiana la lettura viene snobbata e, se presa in considerazione, rappresentata solo dalle opere dei soliti e noti mostri sacri, dall'ultima boiata prodotta dal comico di turno, o dal tomazzo annuale dell'ormai onnipresente Bruno Vespa (regalo di punta per le feste e soprammobile polveroso presente in quasi tutte le case italiane). Non c'è tempo e voglia per promuovere i giovani esordienti, visti solo come una possibile perdita in denaro piuttosto che una risorsa sulla quale investire denaro, energie, tempo.
A questo punto è giusto dire che tutta la cultura viene snobbata, e alla grande anche. I programmi di cultura sono pochi: a una serata di cultura medievale, greco-romana, contemporanea o fiamminga vengono preferite farfalline, culi, tette e battone occasionali plasticate. Al dialogo si preferisce la litigata, e solo per una questione di audience (quindi soldoni). Si preferisce rincretinire il pubblico, offrendo un'informazione bella e confezionata, pronta per essere incamerata dalle nostre sinapsi e per la quale il nostro cervello non deve fare il minimo sforzo. È ormai radicata l'idea che formare un proprio pensiero costa fatica (ed è vero), e in quanto fatica è meglio evitarla.
E poi mi si viene a dire ancora che certi personaggi (uno a caso) hanno rivoluzionato il modo di fare tv offrendo programmi alla portata di tutti e pregni di cultura... non voglio rispondere a certi elementi, non qui almeno. Ed è anche grazie a questi signorotti (o signorini) che l'apparire è più importante del diventare persone migliori con un senso critico diverso da quello di ogni altro.
E in tutto ciò, come vengono visti 16-20 euro per un buon libro? Sono una spesa inutile, meglio utilizzarli per un mese di calcio sul digitale o per avere il nuovo iPhone con internet, minuti e chiamate tutto compreso. Siamo sommersi da cose che fino a un paio di anni fa non sospettavamo nemmeno avremmo avuto bisogno, mentre il libro è sempre lì da secoli, eppure ce lo siamo dimenticato.
E pensare che siamo il Paese più ricco di cultura d'Europa (se non del mondo). Ma è meglio che non mi perda in questi discorsi triti e ritriti, poiché rischierei di cadere nel banale.
Quindi, è giusto avere libri a 0.99 euro? Purtroppo non vi è solo una risposta.
Sì, perché il libro è davvero alla portata di tutti, e forse è proprio tra coloro i quali lo compreranno solo per arrotondare il conto che potrà nascere un nuovo lettore. Mai sottovalutare la potenza del centesimo sottratto alla cifra tonda.
No, si rischia di compromettere troppo la qualità del prodotto editoriale, come se alcuni orrori prodotti in questi ultimi anni non ci siano serviti a imparare qualcosa. E a rifletterci bene, 0.99 euro è un prezzo davvero troppo basso, e il rischio è proprio quello di definire «gli altri editori sono dei ladri». Meglio procedere un abbassamento adeguato, né troppo né troppo poco.
Spero davvero che abbia gradito queste mie riflessioni, e speriamo davvero che un giorno per il settore editoriale le cose comincino ad andare ancora per il verso giusto. Ci sono ancora molti giovani che credono nel libro e nella scrittura come trasmissione ed espressione assoluta della cultura e del pensiero umani.
Per quanto mi riguarda, spero solo di incontrare sempre meno persone, dotate di contante a non finire e ogni comodità offerta dalla tecnologia, ansiose solo di fermarmi a metà frase per chiedermi: -Scusa... ma perché leggi?-
La ringrazio per l'articolo ispiratore e per l'attenzione,
E.