Magazine Sport
Riccardo Rossi, “Bomber di provincia”. Urbone Publishing, 12 €
Nel calcio glamour di oggi, dei CR7 e dei Supermario, questo libro è dedicato ad una specie ormai estinta, i bomber di provincia. Personaggi come Gente come Dario Hubner, Christian Riganò, Davide Dionigi, Marco Nappi, Sandro Tovalieri, Lulù Oliveira, spesso oscuri fuori dal campo, protagonisti di un calcio più ruspante e vicino alla gente, solo apparentemente figli di un Dio minore. Alcuni quasi campioni, altri onesti mestieranti del pallone, sono tutti accomunati dall’aver dato il meglio di sé lontano dai grandi palcoscenici metropolitani, divenendo idoli delle tifoserie della provincia italiana. In queste pagine l’autore ripercorre le vicende sportive di alcuni di loro, associando spesso il ricordo delle loro gesta sul campo ad episodi della propria gioventù, emozioni e ricordi.
Jack McCallum, “Dream Team”. Sperling & Kupfer, 18,9 €
Ecco la storia della leggendaria squadra di basket che rappresentò gli Stati Uniti alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, e trasformò le partite in uno spettacolo sensazionale e la NBA in un fenomeno globale. Jack McCallum, noto giornalista sportivo, visse in prima persona l’evento, accompagnando il Dream Team dalla sua nascita alla medaglia d’oro. Giocò a golf e – soprattutto – bevve con alcuni dei più grandi personaggi della NBA: Magic Johnson, l’esuberante showman che non si lasciò spaventare dalla diagnosi di sieropositività e diventò il leader indiscusso della squadra; Michael Jordan, atleta straordinario e inarrestabile macchina del marketing; Charles Barkley, le cui provocatorie dichiarazioni minacciarono di far scoppiare un incidente internazionale. E, su tutti, Chuck Daly, l’amatissimo coach che seppe tirare fuori il massimo da superstar tanto diverse. In vent’anni, la fama del Dream Team è costantemente cresciuta. Un libro – imperdibile per ogni appassionato di basket – ricco di aneddoti e dettagli tecnici, e impreziosito da un inserto fotografico a colori, che ricostruisce quella breve, irripetibile stagione che cambiò per sempre il futuro dello sport.
Alessandro Mastroluca, “Il successo è un viaggio – Arthur Ashe, simbolo di libertà”. Castelvecchi Editore, 19 €
l successo è un viaggio, diceva Arthur Ashe, non una meta. E il suo viaggio merita di essere ricordato come quello di un pioniere, di chi apre una strada, di chi vede una luce dove prima non c’era. Raccontare Arthur Ashe vuol dire raccontare una storia simbolica. Si parte da un’infanzia difficile e da un rapporto intenso e non privo di problemi con il padre, per incontrare presto le prime esperienze di discriminazione razziale. Arthur non viene ammesso in molti club, non può giocare diversi tornei, non può entrare nelle classifiche nazionali. Poi l’incontro con Ron Charity, il suo primo maestro, gli cambia la vita. Tra le lotte del Sessantotto per i diritti civili e le rivoluzioni sui campi da tennis, Ashe avrà un ruolo centrale nella creazione dell’ATP, l’Associazione dei Tennisti Professionisti, e sarà uno dei protagonisti della campagna contro l’apartheid, dopo la sua esclusione dagli Open sudafricani. Il suo ultimo Slam è il più denso di significati. Ashe è il primo tennista di colore a vincere Wimbledon, dove ancora vige la regola per cui tutti i giocatori devono scendere in campo vestiti di bianco. Infine l’ultima battaglia, quella contro l’AIDS: l’esito, questa volta, non poteva essere a suo favore, ma il suo viaggio documenta come lui la sua partita sia riuscito a vincerla. Il sofferto percorso verso il successo ha fatto di Ashe, oltre che un grande campione, un uomo più forte e più generoso, un ambasciatore di dignità, di classe, e di tutto ciò che è giusto.
Tyler Hamilton e Daniel Coyle, “La corsa segreta”. Edizioni Limina, 18,6 € Il libro più sconvolgente su doping e ciclismo, scritto dall'ex campione americano Tyler Hamilton, oro olimpico ad Atene 2004. Scrive Daniel Coyle, coautore del libro, nella prefazione: "Per come è venuta fuori, la storia che ha raccontato non è sul doping. E' sul potere. Parla di un ragazzo ordinario che si è fatto strada fino al vertice di un mondo straordinario, che ha imparato un gioco clandestino che è una partita a scacchi, fatta di strategie e raccolta informazioni, spinta al limite più estremo delle umane prestazioni. Parla di un mondo corrotto ma stranamente cavalleresco, in cui arrivi a prendere qualsiasi sostanza chimica per andare più forte, ma aspetti il tuo avversario se gli capita di cadere. Soprattutto, parla dell'insostenibile tensione di vivere una vita segreta". Uno sguardo definitivo, un viaggio dritto al cuore del ciclismo professionistico. Il libro confessione dell'ex oro olimpico Tyler Hamilton ci racconta l'epoca più buia dello sport, un'epoca segnata dall'uso e dall'abuso di sostanze e pratiche barbare - cortisone e steroidi, EPO e trasfusioni -, un'epoca che ha un nome e una faccia, quella di Lance Armstrong, suo compagno di squadra e poi rivale, insieme padrone e schiavo di un sistema diabolico, creato, governato, protetto e perpetrato da connivenze e coperture ai più alti livelli. Un libro che ha riscritto la storia del ciclismo, che ha costretto Lance Armstrong a confessare e ne ha affossato il mito con rivelazioni sconvolgenti. Un libro che coinvolge i nomi al vertice e che ci porta, per la prima volta così in profondità, dentro un mondo surreale popolato da medici privi di scrupoli, machiavellici direttori sportivi e corridori spinti a essere tanto disperatamente ambiziosi da fare (e farsi) di tutto pur di salire nel gradino più alto e vestire una maglia: gialla, rosa, iridata che sia. Una coraggiosa testimonianza a cuore aperto di un uomo e delle terribili scelte per (r)esistere in un ambiente in cui vincere è sopravvivere, di un mondo governato dall'etica feroce del vincere a ogni costo, un mondo in cui gli atleti sono spinti a una corsa folle per aumentare le prestazioni, con conseguenze esiziali: doping, depressione, in alcuni casi suicidio John L. Parker, "LA CORSA", Edizioni Ultra novel, 254 pagine, 17,50 € Siamo in Florida, nel 1969. Quenton Cassidy, giovane promessa della corsa sul miglio, viene espulso dalla sua squadra ed escluso dal meeting annuale del suo college per aver firmato una petizione contro il rigido codice di condotta del dipartimento di atletica. Seguendo il consiglio del suo preparatore, l’olimpionico Bruce Denton, Cassidy abbandona la carriera scolastica, la fidanzata e forse anche il suo stesso futuro e per dedicarsi esclusivamente alla corsa, in una sorta di ritiro monastico nelle campagne intorno a Gainsville. La solitudine e il rigore di questo stile di vita lo portano molto vicino ai propri limiti fisici e mentali, ma quando Bruce gli sottopone un programma di allenamento che potrebbe consentirgli di competere con il campione del mondo del miglio, tutto ciò sembra finalmente assumere il suo vero significato. E quella diventa la Corsa verso quale Quenton può lanciare tutto il suo essere, l’unico traguardo che non può mancare di raggiungere. Ci riuscirà? Pubblicato in proprio dall’autore nel 1978 e venduto per anni dal baule della sua macchina in occasione delle gare a cui partecipava, La corsa ha cominciato a diffondersi come libro di culto fra gli atleti dei licei e dei college americani. La sua lettura è divenuta per molte società sportive un vero e proprio rito di iniziazione, con le copie sgualcite del romanzo che passavano di mano in mano come esemplari di un testo sacro. Dopo essere stato per decenni uno dei pezzi più ricercati del mercato americano dei fuori catalogo, La corsa ha trovato finalmente un grande editore, Scribner, che nel 2009 ha dato inizio alla sua seconda vita, consentendogli di esprimere tutte le sue potenzialità di bestseller di ottima qualità letteraria. Marco Bollesan, Gabriele Remaggi: Una meta dopo l’altra , Limina edizioni, 16 € Vissi al cinque per cento, non aumentate la dose. Lo scrisse il grande Eugenio Montale, che in comune con Marco Bollesan ha soltanto la genovesità. Perché Bollesan non è stato un poeta, o forse lo è stato a modo suo, ma è stato, ed è, un guerriero, in campo e fuori dal campo, e ha iniziato a combattere dal primo battito della sua vita, e non ha voglia di smettere neanche adesso. Marco Bollesan ha vissuto al cento per cento, in ogni istante, dagli inizi nel Cus Genova ai tanti anni in Nazionale. Dall'esordio nella Malapasqua di Grenoble, con la benedizione di Le Mongol, agli scudetti con Partenope e Brescia. Dal Mondiale come allenatore al Sei Nazioni come team manager. Ha vissuto perché non aveva scelta, perché nel mondo che conosceva lui si imparava a essere feroci oppure non si viveva. E per questo può dire che il rugby era relax, le battaglie erano quelle di tutti i giorni. E le racconta tutte, quelle battaglie, in campo e fuori, senza pudori e senza invenzioni, perché quello con la palla ovale è uno sport che obbliga alla verità: non puoi fingere di essere quello che non sei.
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