Quando le parole dei libri servono a comprendere meglio la propria vita, quando è l’esatto contrario. Viaggio in un modesto angolo di letteratura
“Nessun uomo capisce un libro profondo finché non ha visto o vissuto almeno parte del contenuto di esso” ⁰…ma quanto c’aveva ragione!
Sarà successo anche a voi di avere a che fare all’improvviso con qualcosa di incredibilmente profondo, in un posto o in un momento dove proprio nessuno se l’aspettava. Ore in cui non si capisce come gestire lo sconquasso e poi, a casa, altre ore per rimuginare su quanto capitato.
La più bella letteratura l’hanno fatta, prima che gli scrittori, le persone sensibili. Tutta gente che a seconda dei punti di vista si può dire o no fortunata: emozionandosi con le piccole cose si comprimono secoli interi in un unico attimo ¹. Eppure grandi emozioni comportano grandi affanni e non sempre si è pronti!
La storia, in parte documentata ed in parte immaginata, che Borges scrive su Droctulft è così bella da risultare l’esempio: un barbaro longobardo dell’ottavo secolo dopo Cristo combatte fra selve e paludi del nord-Italia fino a quando non arriva per caso alle porte di Ravenna
“ là vede qualcosa che non ha mai visto, o che non ha visto pienamente. Vede il giorno e i cipressi e il marmo. Vede un insieme che è molteplice senza disordine; vede una città, un organismo fatto di statue, di templi, di giardini, di case, di gradini, di vasi, di capitelli, di spazi regolari e aperti. Nessuna di quelle opere, è vero, lo impressiona per la sua bellezza; lo toccano come oggi si toccherebbe un meccanismo complesso, il cui fine ignoriamo, ma nel cui disegno si scorgesse un’intelligenza immortale. Forse gli basta vedere un solo arco, con un’incomprensibile iscrizione in eterne lettere romane. Bruscamente lo acceca e lo trasforma questa rivelazione: la Città. Sa che in essa egli sarà un cane, un bambino, che non potrà mai capirla, ma sa anche che essa vale più dei suoi dèi e della fede giurata e di tutte le paludi di Germania. Droctulft abbandona i suoi e combatte per Ravenna. Muore, e sulla sua tomba incidono parole che non avrebbe mai compreso “ ²
Banalmente, è la stessa cosa che succede al turista giapponese nel prologo de “La Grande Bellezza”: Droctulft è stupito perchè a lui si svela l’inspiegabile ordine attorno. Di colpo si scopre minuscolo nel mondo e, come travolto da troppi odori e immagini e rumori e suoni, capisce che tutte le sue sicurezze non esistono affatto; per questo si mette di nuovo alla ricerca del suo posto. Un posto che forse non avrà trovato nella vita ma che Borges gli ha fissato nella letteratura. Ora fingiamo per un attimo che i barbari siamo noi: non le paludi, le foreste e gli animali selvatici ma le strade, i muri dei palazzi così come le luci ferme e in movimento sono le cose che disegnano il contorno della nostra vita in tumulto. Tutto ciò che ne è escluso, è sconosciuto. Marco Polo nella città di Cecilia diceva
“ io riconosco le città e non distinguo ciò che è fuori. Nei luoghi disabitati ogni pietra e ogni erba si confonde ai miei occhi con ogni pietra ed erba “ ³
Proprio quello che mi è successo qualche notte fa.
C’era questa festa in campagna fra i trulli coi lastricati di pietra intorno. Si giocava a palla anche se era buio, non c’era tanto vento ma la palla era finita dove il muretto a secco delimitava la terra dalla casa. Quando sono arrivato in fondo ero un po’ Ciaulà che usciva dalla miniera, e ho trovato la Luna ad illuminare la terra rossa.
Lo zero è tutti i numeri senza fare torto a nessuno, tutti i numeri in un attimo muto ⁴. E la Terra quella sera era lo zero.
Boom. Serviva qualcuno che mi aiutasse a chiudere la bocca. Come Droctulft, conoscevo troppo bene gli archi, le strade e gli spazi della città per sorprendere davanti ai miei occhi la faccia più antica del mio paese.
Cosa fareste se trovaste madre natura nuda sotto la doccia davanti a voi che si lava la schiena? “Chiedo scusa signora!” e chiudereste la porta. Almeno così ho fatto io.
Quando un’esperienza forte mi capita per caso, la serenità lascia il posto ad un umore precario: tutte le situazioni che turbano, nel bene e nel male, arrivano inevitabilmente a torcere lo stomaco passando per il petto.
Poi passa il tempo, passano i mesi e ritrovo quello che ho provato proprio lì in quella pagina del libro che sto leggendo, nascosto dietro capitoli e capitoli, paragrafi, parole. Hai voglia a sottolineare, segnare, tracciare riquadri e scrivere appunti nei fondi dei libri! La speranza di non dimenticare nulla dura il tempo di prendere la palla da terra e tornare a giocare.
Note
⁰ Ezra Pound – L’ABC del leggere
¹ Arundhati Roy – Il dio delle piccole cose
² Italo Calvino – Le città invisibili
³ Jorge Luis Borges – Aleph
⁴ Pasquale Panella – Zero di tutto