La trama. In una giornata di novembre, sotto una pioggia indolente, una donna varca la soglia del piccolo cimitero incastonato in un colle, a Ussita. Accanto alla tomba di sua madre, nascosto nell’ombra, il suo assassino attende di squarciarle il cuore. La vicenda è seguita da Marco Alfieri e Francesco Waldman, un poliziotto tormentato dai sensi di colpa e un cronista tenace, legati da profonda amicizia. “Il Vampiro di Munch” non è solo un’indagine, ma un’analisi che fonde passato e presente tra giochi di potere, simbolismi ed eroi decadenti a rompere gli equilibri di regole non scritte. Un viaggio alla ricerca della verità, che rimesta nel torbido di insane passioni, andando oltre le apparenze, perché può accadere che tra vittima e carnefice si invertano i ruoli superando quel labile confine tra follia e lucidità. Una donna a cui non è stato insegnato ad amare e, al pari di un famelico vampiro, sugge linfa vitale diventa vittima delle sue stesse perversioni.
Giudizio. L’immagine di copertina attrae immediatamente e incuriosisce, nonostante un grafica forse troppo tenue. Il lettore subito dopo si ritrova avvolto in una lettura che pagina dopo pagine sorprende per qualità ed efficacia e gradualmente crea sintonia tra chi legge e chi vive tra le pieghe della storia. I capitoli brevi sono intervallati da ottime intuizioni e riflessioni che ben si mimetizzano nella trama del giallo. Il libro si distingue per eleganza della scrittura e dialoghi realistici (e molto ironici), al punto che la sensazione è quella di una scrittura naturale, intimistica e riflessiva, adattata al giallo ma potenzialmente sfruttabile anche per la stesura di romanzi o comunque per la narrativa classica. Nel complesso, a parte brevi passaggi in cui ci si dilunga forse troppo nella contestualizzazione della storia o per rimarcare un concetto, si nota un talento puro nella scrittura dell’autore che sembra pronto per nuovi lavori dalle ottime potenzialità. Il libro per cui è certamente consigliato, e non solo per gli amanti del genere.
MaLo