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Ritengo che la scelta della Fandango di mutilare “The Stories Of John Cheever”, la raccolta che fruttò al suo autore il Premio Pulitzer nel 1979, sia alquanto discutibile. Le opere fondamentali di uno scrittore, specialmente uno tanto importante (ma poco conosciuto dalle nostre parti) come John Cheever, andrebbero pubblicate nella loro interezza mettendo da parte certe arroganze imposte dal marketing. In questo libriccino che ha lo spessore di un pamphlet (sono 56 pagine al “modico” prezzo di 5 euro), Fandango pubblica soltanto 3 estratti da quella raccolta, tra cui lo scritto più rappresentativo della poetica cheeveriana, ovvero il bellissimo e toccante “Il nuotatore” (che fu tradotto in opera cinematografica nel 1968 con Burt Lancaster). Lo stile di Cheever è pacato ed elegiaco e la sua prosa è avvolta da una semplicità linguistica che non ne ripudia la ricerca. Quelle di Cheever sono storie dell'America borghese di fine anni Cinquanta, quella benpensante che, sotto la maschera sorridente della quotidianità da mostrare ai vicini, occulta inquietudini e malesseri. Il viaggio di Ned Merrill, il protagonista de “Il nuotatore” che attraversa l'intera contea nuotando da una piscina all'altra, è una serie di incontri che racchiudono ricordi, volti amici e cordiali radunati in feste, ma anche dolorose scie di un passato non del tutto chiuso. È uno sguardo spietato - ma architettato con estrema maestria - nella vita confortevole e apparentemente felice di Ned Merrill, in cui ogni cosa è gradualmente messa in discussione, persino il suo presente (che è invero sorprendente nella malinconica scena finale).Ho trovato parecchio interessante anche “Una radio straordinaria”, leggendo il quale non ho potuto non ripensare ad uno dei "Sessanta Racconti" di Dino Buzzati, ovvero “Sciopero dei telefoni”. Anche qui ogni certezza pian piano scricchiola e le fobie prendono il sopravvento mentre Irene Westcott origlia le vicissitudini dei vicini grazie alla radio guasta regalatale dal marito. E temendo che la Felicità che negli anni si è illusa di costruire nel focolare domestico e di cui si avvolge ogni giorno come una calda placenta protettiva, Irene scopre gli spaventosi fori che pian piano si allargano, e si allargano e si allargano. Senza lasciarle scampo.
L'ombelico era scomparso, e Neddy si domandò che sensazione avrebbe provato una mano nel toccare i propri attributi nel letto, alle tre del mattino, e nel sentire una pancia senza ombelico, senza legami con la nascita, un'interruzione nella successione della specie?
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