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LIBRI: ROMA PER SEMPRE di Marco Proietti Mancini

Creato il 26 ottobre 2012 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

LIBRI: ROMA PER SEMPRE di Marco Proietti Mancinidi Costanza Bondi

Verace sin dai colori della copertina – chi scrive, al derby, è seduta dall’altra parte degli spalti – ROMA PER SEMPRE, Edizioni della Sera, è un libro che ci fa ridere e piangere allo stesso tempo, descrivendoci con commozione tutto il sapore di quei pezzi di vita, che altrimenti non emanerebbe se l’autore stesso non li avesse esaltati tramite un preciso stile narrativo, ben caratterizzato dalla scelta di utilizzo di un determinato gergo.

Scritto da Marco Proietti Mancini, romanaccio DOC classe ’61, il libro si snoda in trentuno racconti corti ed essenziali, i quali, a mo’ di stoccate, ci presentano tutta una serie di spaccati di vita che solo un autore che li abbia realmente vissuti, mangiati e assaporati, divorati e su se stesso ingurgitati, può proporci in tutta la loro genuinità. Piacevole, infatti, l’intercalare che si incontra in alcuni dei racconti scritti direttamente in romanesco: il dài imperativo, rafforzato dall’accento, quasi a voler ricordare al lettore la frenesia che caratterizza la nostra capitale e il suo traffico. Sì, la Roma nostra, la Roma di tutti, anche dei non romani, la Roma caput mundi che rende ogni romano bi-madre: una naturale, quella all’anagrafe con nome e cognome, l’altra (con altrettanto nome e cognome), la mamma Roma “che è mignotta e santa, mentre la mamma vera… mignotta non è mai”. Certo, perché, di fronte al Tempio di Vesta, c’era una volta un fuoco “che doveva de sta’ sempre acceso e poi, ‘nvece, una delle sacerdotesse se distrasse perché stava a da’ retta a Marte. Er foco se spense e ‘sta mignotta, Rea Silvia se chiamava, rimase puro ‘ncinta; poi je nacquero du’ gemelli, ma lei nun li poteva tené, allora li mise dentro ‘na cesta e li diede al Tevere. Er Tevere fece fermà la cesta davanti a ‘na grotta, dentro ‘sta grotta ce viveva ‘na lupa; ma nun era ‘na lupa animale, era ‘na mignotta – le mignotte all’epoca se chiamaveno lupe (da cui, lupanare) – che riceveva li clienti dentro ‘sta grotta (…)”

ROMA PER SEMPRE: un libro quindi per chi è alla ricerca delle sensazioni del quotidiano, perciò non dello scoop romanzesco o delle narrazioni sparate, perché – come ci ricorda l’autore – tante son le cose che si imparano senza aula e senza banco e son proprio quelle che ti insegnano a vivere e a gioire della vita. In tutte le sue colorazioni, dal bianco latte al nero coprente, passando pur sempre per le variegate sfumature dei grigi. Che in tal caso non son cinquanta, ma molte di più. “Che me l’hai detto a fa’? Mo’ me so’ perso ‘a sorpresa…”

Invece, no! Parola di chi già l’ha letto e recensito.

 



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