Ok, non è l’antologia migliore che Borges e Bioy abbiano mai messo insieme, ma solo perché ce ne sono alcune inarrivabili – penso soprattutto ai Racconti brevi e straordinari pubblicati da Franco Maria Ricci – che però forse usciranno di nuovo a breve, visto che Adelphi sta rieditando tutto Borges e, con questo libro, sembra aver aperto il filone delle collaborazioni tra i due grandi argentini. Per il resto, c’è tutto quello che li caratterizza: una selezione multiforme e capricciosa, largamente incompleta e probabilmente infarcita di apocrifi, che svaria dai poeti germanici medievali ai teologi ottocenteschi, dai testi sacri agli autori fantastici – meglio se sudamericani – del ventesimo secolo. Tema: l’idea d’inferno e di paradiso, declinata in commenti di una riga o in brani di pagine e pagine. È così che scopriamo che il Valhalla, l’adilà dei guerrieri vichinghi, è un posto dove ogni mattina ci si sveglia, si fa un’abbondante colazione – oggi sarebbe un brunch – serviti da avvenenti fanciulle, poi si indossa l’armatura e si va a combattere, per ricominciare tutto il giorno dopo, vincitori e vinti, sopravvissuti, feriti e morti – se così si può dire – tutti insieme, ripartendo da zero. «Il Paradiso può essere l’immaginazione di ciò che non abbiamo o l’apoteosi di ciò che abbiamo», dice Huxley: questo è solo uno dei secondi, che spesso prendono sfumature amorose, a volte carnali – qualcuno promette anche un mondo celeste dove si «disporrà di un esercito di donne e nemmeno il fuoco consumerà il membro» – altre volte eteree. Ci sono poi invenzioni beffarde, come quella che vuole che Sisifo goda nel continuare a far cadere la sua pietra – mirando a colpire, a mo’ di scherzo, altri dannati ignari – e che gli avvoltoi che tormentano Tizio, in realtà, gli diano sollievo al fegato, e vite oltremondane che assomigliano più a stati dell’anima, dove sei tu a scegliere se andare in paradiso o all’inferno, accompagnandoti con i tuoi simili, e dove forse proprio per questo ti trovi sempre bene. È quello che, tra gli altri, sostiene Silvina Ocampo: «Conosco persone che per una chiave rotta o una gabbia di vimini son finite all’Inferno, e altre per un foglio di giornale o una tazza di latte in Cielo». E voi, dove andreste?
Libro del cielo e dell’inferno, Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares (Adelphi, 294 pp, 15 €)
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