Batoru rowaiaru バトル・ロワイヤル
Kinji Fukasaku
Giappone, 2000
Per disciplinare i giovani giapponesi, molti dei quali sono diventati incontenibili ribelli o criminali di strada, il governo emana il Battle Royale Act, che prevede di estrarre ogni anno una classe da mandare su un'isola deserta, dove agli alunni sarà imposto di uccidersi gli uni con gli altri utilizzando l'arma ottenuta casualmente in dotazione. Niente regole, tre giorni di tempo, soltanto l'ultimo sopravvissuto potrà tornare a casa.
Mentre nel romanzo la nazione era retta da una dittatura fascista, nel film si è sull'orlo di una crisi economica e sociale senza precedenti, a causa della quale i giovani non sanno orientarsi né tantomeno sfruttare l'educazione fornita dalla scuola, finendo per abbandonare gli studi e diventare teppisti. Ormai terrorizzati da adolescenti incontrollabili, gli adulti cercano un mezzo per ricordare loro l'importanza della vita e allo stesso tempo per terrorizzarli e dominarli psicologicamente.
La regia di Kinji Fukasaku è in grado di tenere in equilibrio la vicenda di 42 studenti senza perdersi nemmeno per un minuto, mantenendo alto il livello di tensione e caratterizzando con poche inquadrature ognuno dei ragazzi. Le situazioni si alternano a un ritmo perfetto, passando agilmente dai flashback alle uccisioni a sangue freddo, e gli eventi di seicento pagine di libro si condensano in poco meno di due ore, grazie a capacità di sintesi e messa in scena assolutamente fuori dal comune.
Chicca imperdibile di questa pellicola è la presenza del grande "Beat" Takeshi Kitano nel ruolo del cinico insegnante della classe prescelta per il gioco: la sua interpretazione spietata e l'immancabile espressione granitica a servizio di un personaggio controverso danno vita ad alcune delle scene più stranianti del film.
Anche la performance di Kuriyama Chiaki, futura GoGo Yubari in Kill Bill vol. 1, è degna di nota nonostante la brevità della sua apparizione.
La violenza abbonda, ma chi non sia particolarmente sensibile difficilmente la troverà eccessiva o disturbante. Di certo non basta a giustificare l'attenzione della censura giapponese: come per il libro, ciò che dà fastidio ai potenti è la critica sociale a un paese incapace di incanalare i giovani e il loro potenziale creativo all'interno del sistema, tanto rigido e costrittivo da impedire ogni slancio personale. I ragazzi, difficili da inquadrare, sono visti come una minaccia all'ordine prestabilito, ma la vera responsabilità è da ricercare altrove, più in alto nella scala gerarchica.
La pellicola in definitiva regge bene il confronto con il libro e, pur non potendola definire superiore, non è nemmeno inferiore.
Libro vs. Film: 6-3
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