Titolo originale: Lie to me
Genere: crime-drammatico
Stagioni: 3
Episodi totali: 48
Anno: 2009/2011
Attori principali: Tim Roth, Kelli Williams, Brendan Hines, Monica Raymund, Hayley McFarland
Trama
Il Lightman Group si occupa di scoprire la verità, sempre e comunque. Alla sua guida lo stesso Cal Lightman, stimato professore esperto in microespressioni facciali.
Ad aiutarlo nel suo ingrato lavoro una schiera di collaboratori si ritrovano di volta in volta alle prese con casi complicati e contorti, riuscendo sempre a risolvere l’arcano.
Ma la fatica più dura è interagire con il loro capo, lo stesso Cal, che si presenta continuamente in maniera indisponente e scomoda…
Punti di forza
Il primo, e probabilmente il miglior pregio di questa serie, risiede nella sua stessa idea di base. Ispirato alla vita di Paul Ekman, psicologo e studioso del comportamento umano e delle microespressioni facciali, il quale è diventato da subito consulente scientifico e supervisore alla regia.
Questo ha donato alla serie un realismo incredibile, per quanto la scienza delle microespressioni sia per sua stessa natura fallace e non utilizzabile in un tribunale.
Poi, subito dopo, viene lui, Tim Roth, che interpreta il professor Cal Lightman (protagonista della serie) in maniera egregia, risultando antipatico, burbero, irriverente e fastidioso come un nugolo di mosche.
Senza di lui la maggior parte del fascino di ogni episodio sarebbe scivolata di parecchio, finendo per relegare questo prodotto ad una sola stagione.
Gli episodi sono leggeri, mai troppo forzati e sempre in linea con il contesto, a parte alcuni exploit nell’ambito del terrorismo o della guerra in Medio Oriente. Anche questo permette allo spettatore di calarsi nelle vicende e di partecipare in prima persona al caso, che ricordo occupa lo spazio di un solo episodio.
Debolezze
Devo anche ammettere che però, per quanto mi sia divertito a guardarlo, questo serial pecca proprio dove dovrebbe invece stravincere: i rapporti umani e la loro evoluzione. Se si esclude quello fra Cal e sua figlia Emily, tutti gli altri si muovono su una linea immaginaria sempre diritta, senza variazioni o punti di svolta. Insomma, in un serial che tratta di emozioni, bugie e verità, mi sarei aspettato una notevole evoluzione, almeno nei personaggi principali, invece, oltre un divorzio e qualche sfuriata, non avviene null’altro degno di nota.
Grossa pecca…
Altro fattore che mi lascia parecchio perplesso è l’infallibilità dello stesso Lightman.
Non sbaglia mai, non ha mai un momento di incertezza o uno scivolone. Anche quando, durante uno degli ultimi episodi, sembra che un suo giudizio abbia condannato a morte un innocente, si scopre a fine episodio che in realtà non aveva sbagliato.
Ecco, questo mi pare un tantino esagerato, soprattutto se si considera la particolarità del contesto e il suo inevitabile confronto con centinaia di variabili possibili.
Insomma, non credo che possa esistere un uomo in grado di stabilire, con assoluta certezza, quello che sto pensando o se dico il vero.
Conclusioni finali
Nell’insieme una serie godibile, che si guarda senza troppi problemi e che, lo ripeto, ci mostra un Tim Roth in piena forma, in un ruolo così congeniale a lui che si direbbe quasi che sia il suo stesso carattere quello che traspare di episodio in episodio.
Ovviamente, nel caso vi andasse di recuperare questa serie, sappiate che dovrete prepararvi ad un finale aperto, senza una vera conclusione. Anzi, non ci si avvicina nemmeno ad una parvenza di fine, troncandosi invece così, come niente fosse.