Ricevo e pubblico.
Lignano è bellissima. Offre spazi per un vecchio e un bambino. Al Tango, quest’anno, c’è Giakilini Pinheiro, vorrai mica andare a Bibione per qualche scantinato allagato?
A Lignano ha fatto brutto tempo spesso. Pioggia, alluvioni, trombe d’aria, diluvi universali, cavallette, stragi di cavallette.
Hanno avuto sfiga, quest’estate, a Lignano. Ben gli sta. Più precisamente, ben gli sta agli sboroni che non colgono l’aria che cambia, l’urgenza di cambiare, il cambio di rotta. Se ti chiamo alla vigilia di Ferragosto e mi offri, a Pineta, ma a 800 metri dalla sabbia, una villettina, così la chiami, a 920 euro alla settimana, te la tieni, saluti e baci.
A Portorož gli alberghi non sono troppo diversi da quelli di Lignano. Quelli medi, dico, perché il Kempinski Palace, a Lignano, lo guardano col binocolo (al pianoforte, la sera, c’era Rita Pavone). Ma quelli medi, appunto, sono più o meno sullo stesso piano: moquette consunta, se non macchiata, servizio mediamente gentile, cucina media sogni medi.
Reduce da un Falkensteier zaratino, appena sopra il livello dell’Acquasplash, Portorož mi è sembrato comunque un ripiego. Ma sufficiente per consentirmi di cogliere la gigantesca differenza chiave: i prezzi al ristorante. Già a Lignano si mangia tra il male e il malino, ma te lo fanno anche pagare. Tra il troppo e il troppissimo. Il 20/40% più che in Yu-go-sla-via. A Portorož/Piran, dove il servizio è sempre di contagiosa cortesia, vi segnalo tre locali: la trattoria Fontana, in mezzo alle mura, con la signora Dolores e figlia che ti coccolano; Pavel, dentro il mare, il pesce guizza; Stara Oljka, in riva vista orizzonte, i migliori spaghetti con frutti di mare.