Tu non ricordi quella spiaggia, quel mare, quella sabbia calda fra le dita dei piedi e lui che si abbassava e si riempiva il palmo, poi lasciava la rena scivolare fra le dita.
No, non ricordi il sole basso dietro l’Appennino, l’ombra che arrivava e i brividi di freddo dopo il sole torrido del pomeriggio. Il bagnino intanto chiudeva gli ombrelloni, puliva i lettini e le sdraio, lisciava la spiaggia con quel suo rastrello. La gente raccoglieva gli asciugamani e tornava lenta a casa, tacevano i rumori ed i gabbiani tornavano padroni della loro casa.
Tu non ricordi il mare, la spiaggia, la sabbia umida e le sue orme, lui che è appena passato e non è mai tornato indietro, non ti ha aspettata.
C’era il sole che entrava nella vecchia soffitta piena di polvere e di ragni, con l’odore di chiuso, mobili dimenticati, un materasso strappato, gli stracci, i giornali vecchi gialli accartocciati, abiti smessi ma mai buttati. Lontano, c’era il mare aspro di Liguria, un mare freddo e burrascoso che indovinavi appena dall’abbaino.
E sul lungomare c’erano le sue mani, le spinte all’altalena, nascondersi nelle cabine vuote, cercarsi sulle panchine al buio, sudore e sabbia per la schiena, un brivido correva per le spalle, la pelle raggriccita in uno spasmo. Davanti il mare aspro di Liguria, la notte e le lampare, il faro e le luci della costa.
Tu non ricordi quella spiaggia, quel mare, quella sabbia calda fra le dita e lui che camminava sempre più veloce sulla battigia mentre l’onda ti frustava e ti fermava.
No, non ricordi il sole basso dietro l’Appennino, l’ombra che arrivava e i brividi di freddo dopo il sole torrido del pomeriggio. Non ricordi la notte scesa buia: stai bene se non sai, se non ci pensi.
Tu non ricordi mare e spiaggia, estate e sole: le lancette dell’orologio sono impazzite, il tempo è trascorso e non te ne sei accorta. Il mare aspro di Liguria è ormai lontano, sul volto si contano le rughe. Altri sorrisi altri dolori: speranze di altre sere, attese di altre albe, ma quando maggio avanza ci ripensi. Ti richiama il sole, il verde dei cepugli, il prato dietro casa, il vento sulla pelle.
E i ricordi allora sanno, i ricordi allora sono, e non sai più se il presente tiene.
I ricordi
I ricordi, un inutile infinito,
ma soli e uniti contro il mare, intatto
in mezzo a rantoli infiniti..
Il mare,
voce d’una grandezza libera,
ma innocenza nemica nei ricordi,
rapido a cancellare le orme dolci
d’un pensiero fedele…
Il mare, le sue blandizie accidiose
quanto feroci e quanto, quanto attese,
e alla loro agonia,
presente sempre, rinnovata sempre,
nel vigile pensiero l’agonia…
I ricordi,
il riversarsi vano
di sabbia che si muove
senza pesare sulla sabbia,
echi brevi protratti,
senza voce echi degli addii
a minuti che parvero felici…
Giuseppe Ungaretti
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