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Lincoln di Spielberg: la recensione

Creato il 24 gennaio 2013 da Emeraldforest @EmeraldForest2
Lincoln di Spielberg: la recensione

Daniel Day-Lewis nel ruolo del presidente Lincoln

Le vicende del celebre presidente Lincoln nei suoi ultimi quattro mesi di vita, caratterizzati dalla lotta politica per l’approvazione al senato del 13° emendamento, il quale avrebbe portato all’abolizione costituzionale della schiavitù. Il tutto all’ombra della sanguinosa guerra di secessione americana.

E’ difficile giudicare un film come Lincoln, così colmo di informazioni storiche, ed è difficile stabilire se in tutto l’insieme di dialoghi e conflitti politici ci sia davvero ciò che di essenziale c’è da raccontare su un personaggio così importante. Lincoln è senza dubbio grandioso sotto moltissimi aspetti: dalla splendida fotografia di Kaminski alla dettagliatissima scenografia di Rick Carter alle epiche musiche di John Williams. Ogni dettaglio artistico e tecnico del sempreverde e collaudatissimo team di Spielberg non fa altro che convergere verso un realismo praticamente perfetto. Anche la regia di Steven Spielberg è più perfetta che mai: non c’è altra posizione in cui la macchina da presa starebbe meglio in quel determinato contesto e i suoi movimenti non sono mai invasivi, sempre discreti e funzionali al racconto. Magistrali le interpretazioni di Daniel Day-Lewis, Sally Field e Tommy Lee Jones, tutti perfettamente in parte e credibili nei loro rispettivi ruoli e nell’epoca, coadiuvati da make up e costumi impeccabili. Nonostante l’innegabile bravura di Day-Lewis, c’è da ammettere però che l’obiettivo di rendere davvero umana e profonda la difficile figura, quasi mitologica, del presidente Lincoln non è stato completamente raggiunto, forse a causa del fatto che i “momenti emotivi”, quelli che a Spielberg da sempre riescono meglio, sono un po’ troppo pochi in proporzione alla mole, soprattutto politica e storica, del film. Paradossalmente, i personaggi che a conti fatti risultano più umani sono l’emotivamente sbilanciata Mary Todd/Sally Field, ma ancor più l’antagonista radicale Thaddeus Stevens/Tommy Lee Jones, imperfetto, spontaneo e capace di cambiamento. I difetti principali di Lincoln dipendono più che altro dalla sceneggiatura, che, oltre ad essere un po’ verbosa, tende a proporre i conflitti politici in maniera manichea, rappresentando i repubblicani come portatori di ideali universali, i democratici come antipatici, ma soprattutto tralasciando i moventi politici ed economici di entrambe le fazioni in merito alla questione dell’abolizione o meno della schiavitù.



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