
Dopo le tentazioni quasi sperimentali (ho detto quasi) del loro interessante precedente “A Thousand Suns”, che però si era rivelato un discreto flop commerciale, i Linkin fanno un passo indietro a livello sonoro e ritornano alle origini. O quasi. Il nu metal dell’esordio Hybrid Theory ricompare sì, però in una forma aggiornata. Gvazie a Dio, pevché se no savebbevo davvevo fuovi moda e favebbevo tvoppo autunno invevno 2000/2001. A livello sonoro tutto è ben curato e la produzione è da paiuraaa. Peccato manchino le grandi canzoni e soprattutto manchi l’anima. Sarà che ultimamente hanno contribuito sempre più spesso alle colonne sonore dei Transformers, ma ormai si sono quasi transformati nell’equivalente sonoro di un film di Michael Bay. Uno spettacolo fracassone e godibile, un disco fast-food lì per lì gustoso che però lascia davvero pochino. Comunque, proseguendo con il paragone cinematografico, grazie a pezzi validi come “In My Remains”, la ballatona “Castle of Glass” o il singolo “Burn It Down”, per adesso rimaniamo sui livelli ancora accettabili di Transformers 1, non quelli pessimi dei due inguardabili sequel. Peccato comunque che abbiano abbandonato la direzione del disco precedente, perché i Linkin potrebbero anche ambire a qualcosa di più dell’essere i Michael Bay della musica… (voto 5,5/10)