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Litany (Billy Collins, USA, 1941)

Da Fabry2010

Litany (Billy Collins, USA, 1941)

 

Litany

 

You are the bread and the knife

the crystal goblet and the wine.

You are the dew on the morning grass

and the burning wheel of the sun.

You are the white apron of the baker

and the marsh birds suddenly in flight

However, you are not the wind in the orchard,

the plums on the counter,

or the house of cards.

And you are certainly not the pine-scented

air.

It is possible that you are the fish under the bridge,

maybe even the pigeon on the general’s head,

but you are not even close

to being the field of cornflowers at dusk.

And a quick look in the mirror will show

that you are neither the boots in the corner

nor the boat asleep in its boathouse.

It might interest you to know,

speaking of the plentiful imagery of the world,

that I am the sound of rain on the roof.

I also happen to be the shooting star,

the evening paper blowing down an alley,

and the basket of chestnuts on the kitchen table.

I am also the moon in the trees

and the blind woman’s tea cup.

But don’t worry, I am not the bread and the knife.

You are still the bread and the knife.

You will always be the bread and the knife,

not to mention the crystal goblet and – somehow –

the wine.

 

Litania

 

Tu sei il pane e il coltello

il calice di cristallo e il vino.

Tu sei la rugiada sull’erba del mattino

e la ruota fiammeggiante del sole.

Tu sei il bianco grembiule del fornaio

E gli uccelli della palude in improvviso volo levati.

Però non sei il vento nel frutteto,

le prugne sulla bilancia

o la casa di carte.

E certamente non sei l’aria che sa di

pino.

E’ possibile che sei il pesce sotto il ponte,

e perfino il piccione sulla testa del generale,

ma non sei certo

il campo di fiordaliso al crepuscolo.

E un rapido sguardo nello specchio dimostrerà

che non sei né gli stivali nell’angolo,

né la barca che dorme nel capannone.

Forse ti interessa sapere,

parlando dell’immaginario universale del mondo,

che io sono il suono della pioggia sul tetto,

e che mi è capitato pure di essere la stella cadente,

il giornale della sera che vola via nel viale

e il cesto di castagne sul tavolo della cucina.

Sono anche la luna negli alberi

e la tazza di tè di una donna cieca.

Ma non ti preoccupare, io non sono il pane e il coltello.

Tu sei sempre il pane e il coltello.

Tu sarai sempre il pane e il coltello,

per non menzionare il calice di cristallo e – in qualche modo –

il vino.

 

Traduzione di Stefanie Golisch

 



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