La foto è la stessa con cui il Boston Globe ha illustrato la notizia
Ecco, quella comunità immaginata da Moni Ovadia mi torna spesso in mente quando sento della infinita e irrisolta (irrisolvibile?) querelle tutta siciliana sul corretto nome di quella delizia della gastronomia che sono gli arancini, o le arancine. Nel senso che, alla fine, ognuno ha la sua ragione: i palermitani continueranno a rivendicarne la femminilità, i catanesi e il resto della Sicilia orientale parleranno unicamente di arancini (peraltro a forma di cono e non di palla). La questione è semiseria, a conti fatti tanto quanto la lite tra gli "in-piedi" e i "seduti" di Ovadia. Io continuerò a chiamarli "arancini", gli amici palermitani e della Sicilia occidentale diranno "arancine". Tant'è. Non ci metteremo mai d'accordo, perché un accordo non bisogna trovarlo. Purché non diventi una guerra di religione!Però, c'è un però. Se già i dizionari di lingua siciliana parlano perlopiù di arancini masculi, è notizia di questi giorni che anche gli Oxford Dictionaries, la versione più moderna dei prestigiosi vocabolari editi dall'università di Oxford, hanno introdotto nella lingua inglese (britannica e americana) la parola "arancini". Al maschile, plurale. La definizione è "An Italian dish consisting of small balls of rice stuffed with a savoury filling, coated in breadcrumbs, and fried". Un piatto italiano che consiste in polpette di riso con un ripieno saporito, coperte di pangrattato, e fritte.
Oltre agli arancini, entrano nei dizionari Oxford anche i cappellacci, le trofie, il guanciale, e parm, un termine americano informale per indicare piatti a base di parmigiano. Insomma, la gastronomia italiana trionfa non solo sulle tavole ma anche nelle culture di altre nazioni.
Io, a questo punto, seguirei il consiglio degli studiosi di Oxford e mangerei volentieri un arancino. Tanto si può mangiarlo/a sia in piedi che seduti. Almeno su una cosa non litighiamo...