Questo articolo è stato scritto per la rivista Paper Street e lo potete trovare a questo link.
L'Italia Wave festival ha compiuto 25 anni d'età. Una delle manifestazioni più importanti della nostra penisola, nel segno della continuità, ha portato per anni in Toscana (Arezzo e Livorno) i più grandi artisti della scena rock internazionale e nazionale e anche tante band emergenti attraverso i concorsi regionali. Quest'anno il festival ha cambiato location e si è spostato a Lecce.
Il cast, tutto sommato di buona fattura, è caratterizzato dalla presenza di maggiori artisti mainstream (per il main stage, situato all'interno dello Stadio Via del mare): Lou Reed, Verdena, Kasier Chiefs, Paolo Nutini, Jimmy Cliff, Cristina Donà, Daniele Silvestri e Paolo Benvegnu. Nomi un po' più lontani dai riflettori si sono esibiti sullo wake up stage e sullo psycho stage e ha visto artisti del calibro di Iosonouncane, Quintorigo, Almamegretta, Ardecore, Perturbazione, Ex-Otago, YokoAno, Egokid e i mitici Calibro 35.
Parlando dello spettacolo offerto per il mainstage, chi ha seguito la prime due serate ci ha riferito che l'affluenza, soprattutto nella prima giornata, non è stata esaltante; grande successo ha riscosso la serata della domenica (dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia) interamente gratuita grazie a Puglia Sounds. Noi eravamo presenti alla serata del 16, durante la quale si sono esibiti (nell'ordine) : The venkmars, Serge Gainsbourg Experience, Lou Reed, Vivendo de Ocio e Verdena. Ma facciamo una digressione al mattino e al pomeriggio per segnalarvi qualche gruppo interessante che si è fatto notare durante le varie esibizioni.
Per quanto riguarda il Wake up stage vi segnalo The Cyborgs, duo esplosivo, che con il sole torrido di mezzogiorno entrano mascherati e intrattengono gradevolmente il pubblico (poco in realtà) con sonorità electro-blues. Invece lo Psycho Stage hanno attirato la mia attenzione (oltre i sempre ottimi Quintorigo ed Ex-Otago) i Fetish Cavaleras che oltre a suonare dell'ottimo rockabilly, riescono ad animare il pubblico (che contribuisce allo spettacolo con danze suggerite dal gruppo) con varie trovate.
Passiamo al mainstage. Si entra verso le 19 e mezzora dopo circa si esibiscono i toscani Venkmans, gruppo che si divide fra pop, garage e rock. Tutto sommato risultano gradevoli ma non convincono molto per mancanza di carisma e originalità. E il carisma non manca di certo al cantante dei Serge Gainsbourg Experience, gruppo francese che rende omaggio al chansonnier più famoso della Francia e che si diletta a contaminare il rock con vari generi (reggae e jazz su tutti). Se la qualità tecnica del gruppo lascia desiderare, la performance dello strambo leader Brad Scott compensano la non eccellenza musicale. Si fa sera ed è arrivato finalmente il momento di Lou Reed.
Entra la band e poi lui, lentamente, affaticato, sembra non si mantenga in piedi:mi sembra di ricordare l'immagine di Nilla Pizzi all'ultimo festival di Sanremo; ma una volta imbracciata la chitarra è tutta un'altra storia: Lou c'è e si sente! Ma i complimenti vanno fatti soprattutto alla band che sono la vera forza dei live dell'ex leader dei Velvet underground. Nel frattempo il prato dello stadio sembra essersi riempito tutto.
Si comincia proprio con un brano dei Velvet Underground, Who Loves The Sun (tratta da Loaded del 1970, album che vede la scrittura dei pezzi quasi tutta affidata a Reed) e si prosegue con Senselessy Cruel (Rock and Roll heart, 1976) e All Through The Night (The Bells, 1979) che vede una splendida performance del sax. Lou Reed cerca di muoversi sul palco, cerca goffamente il duetto con gli altri musicisti ma è apprezzabile il tentativo. Splendide anche le interpretazioni di Ecstasy e Mother. E poi le note inconfondibili del violino di Venus in Furs che manda in delirio la folla. C'è spazio anche per altri due classici con una scarna Sunday Morning e la straordinaria Femme Fatale. Si conclude la prima session con Sweet Jane e Lou reed ringrazia e presenta i musicisti. Dopo 5 minuti di pausa rientrano la band e (sempre con passo lento) Lou Reed: The Bells è il primo pezzo dell'encore ed è probabilmente la migliore performance della serata. Chiusura affidata a Pale Blue Eyes. Giro di ringraziamenti come prima e concerto finito.
Siamo alle 11 e 15 circa ed è il momento dei Vivendo de Ocio, una sorta di Strokes brasiliani che hanno discrete possibilità di far qualcosa di buono se si liberano del proprio cantante, privo di personalità. Fanno anche una cover dei Doors e i risultati non sono così tragici. Nel frattempo lo stadio si è dimezzato e man mano la manifestazione perde gente.
E Siamo arrivati al momento dell'ultimo concerto, quello dei Verdena. Entra la Band (Roberta si fa sempre più carina) e si comincia con Miglioramento, inizio esaltante e convincente. E tra un grazie all'altro della bassista si prosegue con le varie Rossella Roll Over, Starless, Badea Blues, Scegli Me e Razzi Arpia, inferno e Fiamme e pezzi storici come Valvonauta, Canos, Muore Delay e Angie. Chiusura affidata a Loniterp. Soddisfacente e divertente ammirare le movenze di Roberta quando suona, lo scatenarsi di Luca alla batteria e i continui cambi di postazione di Alberto Ferrari. La cosa triste di tutto il concerto è stata vedere la gente seduta (e ce n'era molta) e il pubblico abbastanza morto, poco attivo. Tant'è che alla fine di Loniterp, quando tutti erano diretti verso l'uscita, i Verdena rientrano ma pochi hanno avuto la forza di correre verso il palco ancora una volta.
Ore 2, la terza giornata di Italia Wave è finita ed un pensiero conclusivo lo voglio dedicare a Lindo Ferretti, che avrebbe dovuto suonare tre ore dopo; il concerto è stato annullato per via del lutto familiare riguardante la morte della madre.
Nicola Orlandino
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