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Lo sai quanto sono lunghi i tuoi ricordi?

Creato il 22 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

L'immediatezza del linguaggio, la forza evocativa delle immagini, il realismo duro e intriso però dell'amore forte che alberga nel cuore di questo mio grande amico.

Non riuscirei a recensirlo facendo finta che non sia mio amico, da pochi anni, in verità, ma come lo fosse da sempre. Mi sorprese di lui, frequentandolo due estati fa, il radicamento al paese pur avendo vissuto quasi sempre a Milano sin da piccolo. Così mi disse, ma in dialetto. Il nostro s'intende.

Ci siam tenuti in contatto su facebook fino a qualche giorno fa in cui mi annunciava che avrebbe presentato il libro nell'aula consiliare di Trepuzzi.
Distrattamente ho pensato presentasse un libro di storia, essendo Gigi un ricercatore della Sapienza. Grande errore e grandissima rivelazione!

Gigi scrive di getto e con una potenza che è come gli arrivasse pompata dal cuore attraverso il braccio fino alle dita della mano destra; senza filtri e mediazioni che ai più sembrerebbero convenienti.
Vivida è la narrazione dei jumpback nell'infanzia del quartiere di porta Ticinese così come dei soggiorni estivi adolescenziali a Trepuzzi. Potenti le immagini evocate degli scontri sociali negli anni della sua gioventù. Leggendo il libro sembra di riviverli senza averli di fatto mai vissuti.
Magia della parola scritta quando è scritta bene!
Incredibile il nesso narrativo fra la vita a Milano e le fughe a Trepuzzi dove le vicende del paese assumono a volte una forza pari a quelle del vissuto milanese della più grossa parte del quale è fatto il libro.
Tantissime le persone citate, tante quelle smarrite fra droga, alcool e trappole della vita. Un libro di propagazione virale di altre storie come un nocciolo di uranio pronto, se solleticato, a generare una fissione nucleare senza controllo.

Grandi salti temporali e ricollegamenti avvinghiano il lettore fino alla fine del romanzo in preda ad una visione luminotenebrosa avvincente. Fino in fondo. Che poi tanto in fondo non sta se non a pagina 117. E questo è il bello di un libro che si fa leggere d'un fiato senza che fisiologia e quotidianità rompano le balle come la pubblicità in un film.


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