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Lo sapevi che..? L’oscuro passato del Castello di Noto, misterioso luogo di scontri e battaglie

Creato il 30 gennaio 2015 da Giornalesiracusa

Lo sapevi che..?  La città di Siracusa è un concentrato di bellezze e testimonianze storico-artistiche, soprattutto del periodo ellenistico: ma è bene non trascurare altre meravigliose perle, situate nella provincia circostante e appartenenti ad altri periodi storici.

Questa volta sotto i nostri riflettori sta la città di Noto, precisamente l’antica fortificazione medievale del monte Alveria, a 10 km dalla famosa città barocca.

Per comprendere il motivo della costruzione del castello è bene fare chiarezza sulla situazione geopolitica della Sicilia del XIV secolo. La Regione era controllata in parte dal Re aragonese Federico III, e in parte dagli angioini: non era raro che si innescassero per questo sanguinose battaglie baronali tra i Chiaramonte, famiglia latina, e gli Alagona, catalani.

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Nel 1356 i chiaramontani assediarono la città di Siracusa, controllata dagli Alagona. Il governatore di Noto Giovanni Landolina allora, temendo un imminente attacco, ordinò la costruzione del castello, che avrebbe dovuto difendere e respingere i Chiaramonte. Landolina riutilizzò una vecchia costruzione bizantina, situata su un colle oggi chiamato ‘castelluccio‘: la posizione era strategica poiché, dall’altura, l’imponenete costruzione poteva godere della vista dell’intera valle dei fiume Tellaro.

Il 1358 fu l’anno decisivo, in cui la famiglia latina decise di sferrare il suo attacco: fu così che le truppe dei Chiaramonte, capitanate dal generale Manfredi, condussero l’assedio, che si concluse con una vittoria.
Il castello venne distrutto e la città di Noto saccheggiata. Si dice anche che al generale Landolina spettò la pubblica gogna, per punizione.

Come spesso accade in Sicilia, la storia e le vicende che riguardano il colle ‘castelluccio’ non rimangono circoscritte a questi unici eventi: il famoso archeologo Paolo Orsi riesumò un villaggio preistorico dell’età del bronzo nello stesso luogo, talmente importante da riuscire a testimoniare l’intera civiltà preistorica della Sicilia orientale.
L’archeologo portò alla luce un villaggio e una necropoli composta da circa 200 tombe a grotticelle; tutti i reperti attualmente sono custoditi presso l’omonimo museo ‘Paolo Orsi’, nella città di Siracusa.
Ma non è tutto: si sono ritrovate anche testimonianze di età ellenistica e ipogei catacombali, di cui alcuni ebraici.

Adesso il castello e il sito sono in stato di abbandono e degrado, soggetto all’incuria. L’ennesimo scempio di quello che è un sito poliedrico, dal passato affascinante e la cui conoscenza dovrebbe essere alla portata di tutti.


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