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Lo scandalo algerino che fa tremare Eni e Saipem, da Linkiesta

Creato il 31 gennaio 2013 da Wally26

Saipem crolla in Borsa dopo un profit warning. La società è finita in un’inchiesta sulle attività in Algeria che affonda le radici nel contesto di una lotta di potere per la successione fra il presidente Bouteflika e i servizi segreti in uno dei paesi più corrotti del mondo. E che Linkiesta ha ricostruito in esclusiva.

La procura di Milano indaga sulle attività di Saipem in Algeria, nazione ricca di gas e petrolio ma devastata dalla corruzione, dove infuria una lotta di potere feroce ma sotterranea tra civili e militari. E dove è meglio non fidarsi di nulla di ufficiale. In un’inchiesta durata un mese e mezzo Linkiesta ha ricostruito la genesi della vicenda che ha coinvolto la compagnia petrolifera italiana.

«Scandalo Saipem in Algeria, cadono i vertici» scrive il Sole 24 Ore del 6 dicembre 2012. In effetti la notizia è di quelle esplosive: la notifica di un’informazione di garanzia a Saipem, società posseduta per il 43% da Eni e fra le principali al mondo nel settore dei servizi per l’industria petrolifera.

L’indagine della procura di Milano sui presunti reati di corruzione commessi entro il 2009, e relativi a dei contratti stipulati in Algeria, provoca in Saipem un vero terremoto. Si dimette l’amministratore delegato Franco Tali, storica guida della società, come pure il direttore finanziario di Eni Alessandro Bernini, che fino al 2008 ha ricoperto lo stesso incarico proprio in Saipem. E dopo l’avviso di garanzia a Pietro Varone, chief operating officer dell’unità Engineering and Construction, il CdA di Saipem ne delibera la sospensione cautelare.

Ma lo scandalo su cui stanno indagano i pm milanesi affonda le sue radici in una vicenda ben più intricata e oscura. Che ha colpito per prima la Sonatrach, la società nazionale degli idrocarburi dell’Algeria: infatti nel dicembre del 2009 i suoi massimi vertici sono stati posti sotto inchiesta dalla magistratura algerina, per presunte malversazioni.

Sia chiaro, l’Algeria non è certo un paradiso della legalità. Nella classifica di Transparency International sulla corruzione, la nazione nordafricana occupa il centocinquesimo posto (su 174 Paesi in tutto). Nel 2011 si pensava potesse essere contagiata dalla Primavera araba nata in Tunisia e diffusasi, seppur in modi e gradi diversi, in Egitto, Marocco, Libia, Giordania, Siria, Yemen e Bahrein. Così non è stato.

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/saipem-algeria#ixzz2JWZRbCcA

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