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Lo scheletro nell’armadio di Magnago

Creato il 07 febbraio 2015 da Gadilu

silvius-magnago

Silvius Magnago è considerato un po’ il padre della patria sudtirolese. Si deve a lui, infatti, l’accanita ricerca di una soluzione politica al lungo contenzioso tra Stato italiano e popolazione locale di lingua tedesca e ladina. Ricerca alla fine coronata con l’ottenimento del secondo statuto d’autonomia e persino con il conferimento di un titolo onorifico, nel 1991, da parte del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Se questa è la parte in luce della sua vita, c’è però anche una parte in ombra. Nel 1940 l’allora ventiseienne Magnago presentò presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna una tesi di laurea dal titolo più che esplicito: “I reati contro la razza ed il patrimonio biologico ereditario nella legislazione nazional-socialista“. L’informazione è contenuta nel profilo biografico di Magnago disponibile su Wikipedia (nella versione tedesca però è omessa), eppure in rete non si trovano altre indicazioni utili a saperne qualcosa di più (manca per esempio il nome del relatore) e anche le pubblicazioni monografiche mi pare sorvolino tutte sul punto specifico. Considerando l’anno di presentazione e il contesto politico (nel 1940 l’Italia è ancora saldamente in mano al fascismo e la stesura del “Manifesto della razza” risale a due anni prima) sembra scontato poter affermare che la tesi di Magnago non contenga spunti critici: per il futuro difensore della minoranza alla quale aveva “deciso” di appartenere, una posizione che l’ha portato ovviamente a praticare in seguito un deciso anti-fascismo, la persecuzione su base razziale di altre minoranze, in pratica l’essenza dell’ideologia nazi-fascista, non costituiva un problema ma solo un modo per concludere gli studi e aprirsi alla carriera futura.


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