Magazine Opinioni

Lo sciatto quotidiano

Creato il 20 ottobre 2013 da Catreporter79

Da “Il fatto quotidiano” on line, venerdì 17 ottobre 2013.

Titolo: “Legge di Stabilità, Letta regala alle banche oltre un miliardo”

Sottotitolo: “Nuovi aiuti in arrivo per gli istituti di credito, che potranno godere di un’anticipazione delle detrazioni fiscali, proprio mentre l’Ue sta per fare partire i controlli in vista del passaggio alla vigilanza bancaria europea”

Tra le punte di lancia della retorica persuasiva propagandistica figura e si segnala la “ripetizione”: la ridondanza e la ripetitività del messaggio conducono, come insegnava il nefasto Joseph Goebbels, alla sua sedimentazione nei tessuti cognitivi del bersaglio che si vuole raggiungere. Spesso, interconnessa alla “ripetizione”, c’è la “semplificazione”: quando il concetto è o appare di difficile enucleazione, il propagandista sterza verso un impoverimento del medesimo attraverso coordinate e schematismi a lui favorevoli.

Il pezzo in questione offre una summa ideale e paradigmatica di entrambe le strategie. “Salvare” le banche significa salvare il credito ed il microcredito salvando, di conseguenza, l’economia, imprenditoriale come familiare. Viceversa, il collasso del sistema bancario privato impedirebbe, come sta avvenendo in Grecia, al cittadino di ricevere un prestito per mandare i figli all’università, cambiare l’auto, comprare casa o curarsi e all’imprenditore/esercente (categoria che muove e fa l’economia nei circuiti capitalistici) di pagare i fornitori quando è in perdita o, ancora, di ampliare la propria attività generando, in questo modo, nuovi posti di lavoro e migliorando anche la qualità della propria offerta. L’estensore del pezzo, però, decide di muoversi entro le coordinate conosciute e sicure del populismo e della facile demagogia, associando, per screditarli, Letta ed il suo Governo a quello che è un potere storicamente odiato e malvisto (e qui la storiografia ci porta a Filippo il Bello, Clemente V e la loro guerra all’Ordine dei Templari). In questo modo, si accede ad un nuovo e differente livello della propaganda, ovvero, la “proiezione o analogia”.

Benedetto Croce, liberale e uomo di cultura, credeva che a guidare le masse dovesse essere una cerchia ristretta di intellettuali, ed avversava la democrazia della folla, oclocratica, plebiscitaria o liquida che fosse (chissà come sarebbe inorridito, dinanzi al concetto grillino di democrazia della rete). Il galantuomo di Pescasseroli, però, proveniva da un’epoca nella quale le élites non avevano subito ancora la contaminazione degli umori della piazza, diventandone schiave, com’è avvenuto a più riprese, con l’estensione del suffragio universale in ognuna delle sue varianti di genere. In questo caso una élite , appunto i cronisti de “Il fatto quotidiano”, si mette orgogliosamente al timone del ventralismo più sciatto e roboante (oltreché al soldo di un movimento), dimentica di quel ruolo di “guida” assegnato, un tempo, all’informazione. Almeno a quella di qualità.



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