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Lo scienziato può essere un fanatico

Creato il 24 ottobre 2011 da Dailyblog.it @daily_blog

Di Gianni Pardo il 24 ottobre | ore 07 : 26 AM

Il fatto è doloroso(1). Un bambino di quattro anni è stato portato in ospedale morente (o morto, le versioni differiscono) perché curato solo con le specialità della medicina alternativa in cui credono i genitori. Il padre è il dr. Luigi Marcello Monsellato, uno psicoterapeuta di Miggiano (Lecce), ex responsabile del Centro dell’Istituto di dinamica comportamentale di Ferrara e soprattutto omeopata e presidente onorario dell’Amos (l’accademia nazionale di medicina “omeosinergetica”).
Dal momento che non c’è ragione di pensare che i genitori non amassero questo bambino, è opportuno rispettare la loro tragedia e astenersi da facili condanne. Né val la pena di riprendere il discorso teorico sulla validità dell’omeopatia come medicina alternativa(2): infatti l’episodio ispira una ancor più seria riflessione.
La parola “scienza” è un sinonimo di “sapere”. Ecco perché, per secoli, anche la teologia è stata una scienza. Con Galilei la parola ha assunto invece un significato più ristretto: non più sapere qualcosa, ma sapere qualcosa per averla dimostrata mediante un esperimento o comunque perché è una constatazione da tutti accettata. La parola ha acquistato, per antonomasia, il significato di “scienza sperimentale”. E senza l’esperimento (o l’osservazione innegabile) non si ha scienza.
Le regole di questo metodo sono state molto chiaramente esposte dal grande Galileo. Egli ha precisamente determinato il protocollo per giungere all’affermazione di un dato. Lo scienziato non può dire “ho l’impressione”, “credo”, “mi dicono”. O è in grado di dimostrare ciò che pensa, con un esperimento che altri scienziati possano replicare autonomamente e giungendo alle stesse inevitabili conclusioni, oppure può certo parlare, ma non come scienziato.
In medicina può avvenire che, pure essendo in dubbio, si sia costretti a scegliere la terapia per un paziente: ma il dottore potrà dire che “quella era la cura giusta” solo se il malato effettivamente guarisce. Le semplici convinzioni in campo scientifico non hanno cittadinanza e si richiede la più umile sottomissione ai fatti. Manzoni ha preso in giro la cultura di Don Ferrante il quale affermava che non c’era da avere paura della peste perché essa non era né sostanza né accidente. Quel ragionamento, visto che la gente moriva, ci appare semplicemente stupido: ma allora, data la mentalità del tempo, non lo era del tutto. Per secoli e millenni anche lo studio della natura ha fatto parte della filosofia ed è stato affrontato con i suoi metodi.
Viceversa lo scienziato moderno accetterebbe senza esitare l’affermazione che mangiando due chili di carote fritte si guarisce della leucemia se in quel modo si salvasse anche solo l’80% dei malati. L’oncologo non saprebbe come opera quel rimedio, ma non metterebbe in dubbio il risultato evidente ed inviterebbe i suoi propri clienti a curarsi al più presto in quel modo. Del resto, per molti decenni la medicina ufficiale si è servita dell’aspirina senza sapere come funzionasse l’acido acetilsalicilico.
Il caso di cui parlano i giornali presenta uno scienziato, il dr.Monsellato, il quale crede così fermamente nell’omeopatia da non curare il figlio con i rimedi della farmacopea allopatica neanche in un caso gravissimo. Egli ha insistito con i rimedi alternativi (acqua fresca) fino a lasciarlo morire. Si può rimanere sconvolti dinanzi a tanta eroica fede e buona fede (una buona fede assassina, in fin di conti) ma la conclusione più importante è che la mentalità scientifica, anche quando si trasforma in una professione, è meno forte dell’emotività, della passione e soprattutto del fanatismo.
La maggior parte delle persone di scienza cerca di essere obiettiva e di seguire i canoni galileiani ma la semplice qualifica di scienziato non è garanzia di obiettività. Nel 1988 si sottopose un lembo della Sacra Sindone al sistema di datazione col Carbonio 14 e ne risultò che il tessuto era stato realizzato nel Quattordicesimo Secolo o giù di lì. Come sempre in materia di datazione, se si fosse trattato di qualunque altro oggetto, la discussione si sarebbe conclusa lì. Invece i credenti, sostenuti da scienziati anche loro credenti, si arrampicarono sugli specchi per negare il risultato. Il metodo usato non era stato quello giusto, non si era tenuto conto di questo e di quest’altro, la Sacra Sindone è obbligatoriamente il sudario di Cristo. La Chiesa Cattolica prudentemente non si è mai sbilanciata, in questo campo, ma certi scienziati sono più realisti del re.
Del resto, se non fossero anche loro esseri umani passionali, come potrebbero i medici omeopati rifiutare di sottoporre le loro cure al controllo del cosiddetto “doppio cieco”? La verità è che per credere fermamente la miglior cosa è rifiutare i controlli.
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(1)http://www.corriere.it/cronache/11_ottobre_22/cure-omeopatiche-bimbo-muore_623c538e-fc7d-11e0-92e3-d0ce15270601.shtml
(2)http://pardo.ilcannocchiale.it/?TAG=OMEOPATIA


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