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Lo sciopero

Da Gynepraio @valeria_fiore

Tra tutti gli scioperi che ho fatto nella mia vita, ne ricordo due:

sciopero della parola, 16 anni.

Atto dimostrativo non violento contro mio padre, reo di avermi detto qualcosa di terribilmente offensivo da farmi annunciare: Non ti rivolgerò mai più la parola*. Durata sciopero: tre giorni, praticamente persino Pannella ultraottantenne se la cava meglio di me.

sciopero della doccia, 19 anni.

Oggetto della mia manifestazione non violenta, il sistema educativo italiano che mi privava del diritto di godermi l’estate, sottoponendomi anzitempo a quello che considero ancora oggi il più grande scoglio della mia vita: l’esame di maturità. Siccome ero un’adolescente serena che sopportava benissimo la pressione, decisi di bandire:

  • qualsiasi fonte di luce che non fossero gli orribili lampadari etnici della mia cameretta giovanile
  • qualsiasi bevanda diversa dal succo d’ace in bottigliette di vetro del Lidl. Il pomeriggio prima dell’orale, stabilii il record di 2 litri e mezzo.
  • qualsiasi attività diversa dallo studio matto e disperato, ivi comprese le più comuni pratiche igieniche quotidiane.

Insieme alla mia amica FB, avevamo convenuto che il tempo trascorso in bagno poteva essere più proficuamente impiegato studiando. Ogni giorno ci dicevamo al telefono (uscire era proibito), in un rapido reportage di 5 minuti, quante pagine avevamo fatto, quanto fossero sporchi i nostri capelli, lunghe le unghie, pelose le gambe, neri i piedi. Non ci facemmo la doccia per 10 giorni buoni, il che, considerando lavaggio, asciugatura corpo e capelli, piega, stesura creme, depilazione, manicure e pedicure, potrebbe costituire un monte di circa 14 ore: il tempo che destinai al ripasso della grammatica greca in vista della traduzione. Tutto sommato fu una buona idea, perché la versione andò bene (anche se era di Epitteto, un autore così famoso che neppure sua madre si ricordava d’averlo partorito).

Mi fanno quasi pena questa scrivania, questo mouse, questa sedia. Sentono la pressione dei miei gomiti, della mia mano, del mio culo, e si illudono che io sia in questa stanza. Forse il mio corpo è qui, ma cuore e anima si trovano in un’aula del secondo piano di via Sant’Ottavio 9/11, dove gli studenti di terza liceo classico stanno componendo il tema di maturità. Guardo da dietro le loro teste, dispenso suggerimenti, correggo congiuntivi. Li sto esortando, sto facendo un comizio! Scrivete, forza, non lasciate neanche una idea inespressa o un pensiero inesplorato. Fatelo adesso, altrimenti quando poi crescete vi tocca aprirvi un blog.

*Mi ero ispirata a Clara de La casa degli spiriti, che giura di non parlare mai più a Esteban dopo che questi rinnegò la figlia Blanca solo perché se la faceva col comunista Pedro. Clara continua a vivere in casa con lui almeno altri 15 anni, amandolo tantissimo e prendendosi cura di lui come prima. Semplicemente senza parlargli. L’ho sempre trovata una mossa di gran classe.

liceo gioberti sciopero

Il glorioso liceo ginnasio statale Vincenzo Gioberti


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