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Lo scivolamento verso l’Africa

Creato il 07 aprile 2013 da Coriintempesta

povertà

Articolo inviato al blog

di: Luciano Lago

A Civitanova Marche, causa l’emarginazione e difficoltà economiche, si suicida una coppia di anziani senza lavoro e senza reddito ed a questo segue il suicidio del fratello di lei. [http://www.giornalettismo.com/archives/862847/i-tre-suicidi-di-civitanova-marche/]

Neanche nei periodi più bui della storia d’Italia si era arrivati ad una catena impressionante di suicidi come quella a cui stiamo assistendo in questo periodo.

La disperazione, la miseria, la vergogna di non poter più essere in grado di mantenere se stessi e la propria famiglia nelle spese essenziali sono le sensazioni che spingono tante persone a “farla finita” in silenzio o, in altri casi, con gesti clamorosi come chi si è dato fuoco davanti al comune e chi si è sparato alla tempia nell’ufficio dove lavorava.

Quello che si può spiegare da un punto di vista psicologico è quella sensazione che subentra nelle persone che arrivano in tale condizione di sentirsi abbandonati e di essere come dei “fantasmi”, fuori dal mondo del lavoro, non considerati e non tutelati da alcuna forma di assistenza sociale.

Il lavoro è dignità sociale e dovrebbe essere un valore primario, secondo il dettato della nostra Costituzione. In realtà il livello di civiltà di un paese si misura nella capacità di non lasciare indietro i propri cittadini e di fornire, per chi subisce le avversità della sorte, una forma di tutela e di assistenza. Si chiama “assegno sociale” quello che viene fornito dallo Stato ai cittadini che si trovano in condizione di indigenza a prescindere dalla categoria di lavoro, se lavoratore dipendente di piccola o di grande azienda, se autonomo o altro tipo di figura. Un istituto presente in quasi tutti i paesi europei evoluti ma sconosciuto in Italia ed in Grecia.

A coloro che oggi richiedono che venga previsto questo istituto si risponde: “non ci sono le risorse” , non possiamo “sforare i debito” secondo quanto prescritto dai trattati europei, ci dicono oggi gli esponenti della “tecnocrazia finanziaria” di Monti e soci, sempre inginocchiati ai voleri dell’eurocrazia di Bruxelles, gli stessi che sono stati lesti a versare miliardi nelle casse della banca MPS e nella Morgan Stanley, gli stessi che non hanno ritenuto “opportuno” tagliare i finanziamenti pubblici ai partiti ed ai giornali. I politici italiani ed i sindacalisti non si sono mai preoccupati di far introdurre questo tipo di istituto sociale mentre sono stati molto attenti a difendere i privilegi delle varie categorie (spesso parassitarie) del pubblico impiego, delle amministrazioni regionali o degli enti pubblici, impegnati a suo tempo a difendere cause quali quelle dei pensionati di anzianità dei 57 anni (governo Prodi) che manifestavano contro lo “scalone” introdotti dal precedente governo (decreto Maroni).

Questa la vergogna di questo paese dove l’iniquità sociale e le differenze di reddito si sono accresciute come mai in altro paese europeo tanto da rendere la situazione italiana sempre più simile a paesi del 3° mondo dove è presente un 10% della popolazione che detiene l’80% del reddito nazionale.

Indifferenti a questo panorama di una realtà sociale degradata coloro che avrebbero responsabilità pubbliche, sinistra e destra indifferentemente, incapaci di elaborare un piano di ripresa economica compatibile con un programma di assistenza sociale. Programma che dovrebbe cozzare contro le rigide prescrizioni delle centrali di potere di Bruxelles e Francoforte e dovrebbe avere personaggi politici di spessore capaci di fronteggiare con energia e capovolgere il tavolo delle trattative con gli eurocrati mettendo al primo posto l’interesse nazionale e posponendo tutto il resto: le banche, gli interessi delle lobby, la burocrazia, le clientele, le riserve dei sindacati, ecc…

Ma non illudiamoci, non siamo in Argentina e non abbiamo una Cristina Khirchner e neppure ci troviamo in Venezuela o in Ecuador e non disponiamo quindi di un Hugo Chavez o di un Rafael Correa, personaggi capaci di battere i pugni sul tavolo e cacciare dal paese i finanzieri del FMI e gli avvoltoi delle grandi banche che stavano trascinando i loro paesi nel salasso e nell’avvitamento degli interessi usurai.

Situazione ormai irrimediabile vista la profonda crisi e la mancanza di lavoro in cui il paese è precipitato da quando è entrato nell’infernale meccanismo dell’euro e delle direttive di austerità emanate dall’oligarchia di Bruxelles: lo scivolamento verso l’Africa mediterranea con somiglianze sempre più marcate delle nostre città del sud come Napoli, Catania e Bari con Tunisi, Algeri ed Il Cairo, è un avvicinamento assicurato e sembra ormai un destino ineluttabile.


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