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Lo sconosciuto del lago – La recensione

Creato il 28 ottobre 2013 da Drkino

Sesso, amore, paura e morte. Eros e Thanatos: un classico per il thriller gay che ha conquistato la critica al Festival del Cannes …

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La riva di un lago in estate, un'amicizia sincera e un amore pericoloso. Sono questi gli elementi di Lo sconosciuto del lago, film che ha letteralemente fatto scandalo all'ultimo 66 Festival de Cannes, dove si è aggiudicato il premio per la migliore regia nella sezione Un certain Reguard. Un film scandaloso perchè il regista Alain Guiraudie decide di raccontare ermeticamente e senza nessun filtro uno spaccato della comunità gay. Una location stupenda (il film è stato girato in Francia sulle sponde del lago artificiale Sainte-Croix) e una regia asciutta e ricercata, quasi in linea con il cinema del Dogma 95 di Lars Von Trier. Tra i frequentatori più assidui di questo lago, punto di incontro estivo per gli omosessuali in cerca di sesso occasionale, c'è il giovane Frank che presto si innamora dell'uomo più ambito della spiaggia, Michel. Nonostante Frank scopra che Michel custodisce un terribile segreto decide di vivere la sua passione fino in fondo, sfidando la sorte e il pericolo.

Nell'universo autoalimentato de Lo sconosciuto del lago non c'è posto per l'artificialità; un segno importante questo per un autore che sembra voler trasferire attraverso questa onestà visiva la volontà di non voler provocare ma raccontare con fare oggettivo un mondo che oggi è ancora pieno di tabù e pregiudizi. Certo sembra difficile mostrare immagini di genitali, fellatio e amplessi senza però voler provocare. Mostrare atti sessuali espliciti, oggi (magari un domani il porno passerà alle 20 in tv) non è ancora pratica comune e dunque la provocazione parte esattamente nel momento in cui si decide di mostrare uomini nudi e in espliciti atteggiamenti sessuali. Detto questo nello scorrere delle immagini si riesce ad andare oltre ai membri spesso ripresi in primo piano (e le posizioni davvero poco estetiche che gli attori e figuranti assumono durante il film) e la storia riesce ad aggrapparsi nella mente dello spettatore. Quando s'insinua nell'arco narrativo la linea thrilling, L'inconnu du lac si fa interessante e decolla, perchè Guiraudie prende in prestito un segreto Hitchcockiano: sottrae sapere ai personaggi, così innesca quella

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 tensione tipica dei film del maestro del brivido che, anche qui, si riesce a percepire. Al di là del plot Guiraudie pone un riflettore sull'amore omosessuale così facile e pericoloso, inserendo nel racconto personaggi opposti (l'amico e l'investigatore) che pongono interrogativi. Un amore per la vita che, come ha affermato il regista del film, si deve affrontare senza paura nè nei confronti della morte nè nei confronti di un piacere non accettato: "Siamo in una società dove ci hanno insegnato ad avere paura e per questo non facciamo più niente". Un amore pericoloso perchè si tratta di un universo ancora ghettizzato, in cui a comandare sono il silenzio e l'inidifferenza, anche da parte di chi decide di frequentare quella sponda. Tutto viene fatto al riparo da occhi indiscreti e anche quando c'è di mezzo un omicidio l'indifferenza la fa da padrona. Guiraurdie reisce comunque ad esentarsi da un giudizio, lasciando allo spettatore la facoltà di riflettere su quanto visto, grazie anche ad un finale emblematico.

Lo sconosiuto del lago si presenta come un film coraggioso ma superficiale e confuso, che una volta fuori dalla sala può lasciare perplessi. Da elogiare sono le immagini, bellissime e che ipnotizzano. Un utilizzo delle luci e della natura magistrale, che hanno fatto guadagnare un meritatissimo premio per una regia stupenda. Il film è distribuito da Teodora Film e lo si può trovare in sale d'essai, proiettato in versione vietata ai minori di 18.

RX – PELVICO

Federica De Masi

 

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