La tesi su cui si fonda gran parte dell’opera di David Foster Wallace, e in particolare di Infinite Jest, è che la nostra (e per “nostra” si intende tutto quanto rientra, per lo meno a partire dagli anni Ottanta, nella definizione comune di stile di vita occidentale) è un’epoca dominata dalle leggi dell’intrattenimento e della dipendenza. L’opinione di Wallace è che l’intrattenimento davvero efficace è di natura commerciale, vale a dire che il suo obiettivo primario è portare il pubblico (perché di questo si tratta, di pubblico, che è una categoria più precisa e passiva del semplice consumatore) a spendere soldi. La ricerca compulsiva dell’intrattenimento nell’uomo contemporaneo – sempre secondo Wallace – connota qualsiasi nostro atto quotidiano, compresi gli atti essenziali dell’esistenza umana, cose come mangiare, bere, defecare e dormire. Ciò che non dice Wallace, riguarda il rapporto che c’è tra la ricerca ossessiva di intrattenimento e l’atto della creazione letteraria. Lo scrittore, più del generico uomo contemporaneo medio occidentale, è un essere mal cresciuto, che non raggiunge mai la piena maturità psicologica e comportamentale, il cui unico interesse è progredire in una forma psicotica di gioco che gli serve, appunto, per essere costantemente intrattenuto. Il gioco è la scrittura, l’intrattenimento è il romanzo che ha nella testa, e che assomiglia più di ogni altra cosa a una forma patologica di innamoramento. Come nella fase più acuta dell’innamoramento, infatti, lo scrittore con un romanzo nella testa non fa altro che impiegare le proprie energie psichiche per stare in compagnia del proprio romanzo. Lo scrittore, cioè, è costantemente pubblico di qualcosa, qualcosa che lui stesso autonomamente ha ricreato nel dominio ordalico della propria fantasia, qualcosa che gli serve come una specie di sollievo o di fuga dalla vita umana reale. In buona sostanza, lo scrittore è potenzialmente il consumatore perfetto, un essere tra i più emotivamente vulnerabili con un fondo segreto e sterminato di bisogni da soddisfare.
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Lo scrittore è il consumatore perfetto (Attenzione: contiene suggerimenti formato convenienza in sconto per gli addetti al neuromarketing!)
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