Non ne avuto l’occasione per parlarne prima, lo faccio adesso in un contesto più ampio. Innanzitutto, Mor Gabriel: è il più antico monastero sito-ortodosso ancora attivo, fondato nel 397 sull’altopiano di Tur Abdin verso il confine con la Siria. La fondazione che ne permette il funzionamento è stata trascinato da qualche anno in una disputa sull’esatta estensione delle terre di cui detiene la proprietà: e nonostante i documenti siano apparentemente dalla parte della fondazione, la Corte d’appello di Ankara ha qualche giorno fa deliberato in modo contrario e stabilito che una parte di queste terre passi allo Stato turco (pare anche che i documenti presentati siano andati persi, non si sa bene da chi e come). Ci saranno ulteriori gradi di giudizio, staremo a vedere come andrà a finire: in ogni caso si tratta di una decisione che va controcorrente rispetto all’idea di Turchia polifonica, rispettosa della sua storia e delle sue differenze.
L’Ansa però scrive, titolando “Turchia: rischia sfratto monastero piu’ antico del mondo”:
I Mongoli, armi in pugno, non erano riusciti a distruggerlo 700 anni fa, nonostante il massacro di 40 monaci e 400 fedeli: ma l’esistenza del piu’ antico monastero cristiano del mondo ancora in attivita’ potrebbe ora essere messa in pericolo, secondo la stampa turca, da una sentenza della Corte Suprema d’Appello di Ankara.
Dico: ma c’era proprio bisogno di scomodare i mongoli? Che poi, la stampa turca che ho letto io – compreso un articolo di Today’s Zaman che viene brevemente riassunto nel dispaccio (“some of the lands”, “alcune delle terre”) – spiega in modo chiarissimo che in gioco ci sono dei terreni, pur vasti, e non il monastero in quanto tale: che non rischia assolutamente di essere distrutto, come invece sembrerebbe leggendo l’Ansa!