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Lo sparigliamento

Creato il 29 luglio 2010 da Olineg

Lo sparigliamentoVendola non l’ha fatto in una sala piena di colletti bianchi e accrediti stampa, ma davanti ai ragazzi delle varie Fabbriche d’Italia, durante la tre giorni degli stati generali delle Fabbriche di Nichi. Gli stessi ragazzi e ragazze che hanno co-costruito, o meglio co-fabbricato, due vittorie storiche della sinistra in Puglia, non una regione tradizionalmente rossa… anzi… e da Bari, da quel sud insultato dalla politica nazionale e dalla stampa internazionale (ricordate l’articolo dell’Economist di qualche mese fa?) che Vendola lancia la candidatura, la proposta, la sfida. “A me è accaduto due volte di dovere sconfiggere il centrosinistra per sconfiggere il centrodestra” dice Vendola agli stati generali, non si riferisce al centrosinistra come corpo elettorale che invece lo ha premiato oltre ogni più rosea aspettativa, ma alla relativa classe dirigente, ai capoccia del Pd. E non solo dal Pd, oggi, arrivano parole di inimicizia, ma anche dall’Idv, oltre, ovviamente, che da Udc (che in Puglia aveva posto la non-candidatura di Vendola come condizione essenziale per una alleanza col Pd) e centrodestra. Un coro di fischi che suona come melodia nelle orecchie di chi crede nella scommessa di Vendola. Un amico, Adriano Zullo, della Fabbica di Nichi di Roma (che quando Vendola ha annunciato lo sparigliamento, c’era), mi spiega perché:

Lo scopriremo solo viVendola

Il distacco dalla realtà  è uno dei mali che più affligge la coalizione ( ? ) d’opposizione in Italia, inabissata ( ormai da tempo ) in uno stato di depressione profonda. Ho pensato spesso in passato a questo fenomeno ma non gli avevo mai dato un senso compiuto. Solo l’altro giorno mi si è presentata l’occasione. Ho avuto la fortuna di imbattermi in un simpatico video in cui una decina di dirigenti politici, di destra e di sinistra, liquidavano, con scherno e superficialità, la scelta di Nichi Vendola di correre alle primarie per guidare il centrosinistra alle prossime elezioni. La mia prima reazione è stata un mix di sollievo e delusione. Il sollievo era per l’atteggiamento superficiale di qualche politico di destra, tipo quel ragazzino prodigio di Raffaele Fitto che, non avendo mai capito un fico secco del fenomeno che sta dietro al Governatore pugliese, viene ormai periodicamente trombato dal buon Nichi. La delusione (e anche un po’ di incazzatura) mi prendeva, invece, all’ascolto di alcuni soloni del centrosinistra che fuoriescono dalla formalina (cit.) solo per sparare la stronzata dell’anno e poi se ne ritornano nell’amato letargo. Dopo un primo momento, però, mi sono reso conto che quell’unanime dissenso formatosi attorno alle parole di Vendola non poteva che essere positivo. Non era che la conferma della piena affermazione di Nichi e del suo progetto politico. I veti derivano, infatti, non da una coalizione (?) d’opposizione qualunque ma da un gruppo di politici che è in grado di dare risposte esattamente opposte a quelle che la realtà quotidiana esige. (Si pensi, ad esempio, a ciò che è avvenuto per la raccolta firme per il referendum sull’acqua pubblica: è stata una delle iniziative referendarie più partecipate dalla società civile con un milione e quattrocentomila firme raccolte e il Partito Democratico ancora si sta riunendo per capire che posizione prendere!). E così mentre ascoltavo queste deliranti affermazioni pensavo ai due più recenti interventi pubblici di Vendola a cui ho avuto il piacere di assistere (a Bari, per gli Stati generali delle Fabbriche di Nichi e a Roma per la Festa di Sinistra Ecologia e Libertà) e provavo a formulare nella mente una loro sintetica descrizione: due autentici bagni di folla. Altro che “campagna solitaria” di Vendola per l’affermazione della sua leadership (cit. Caldarola, Pd). Ma non è solo una questione quantitativa, ovviamente. Il cosiddetto fenomeno Vendola è qualcosa di più di un mero “riempire le piazze” (che già non sarebbe poco!). In nome della buona politica, rappresentata degnamente dal Governatore pugliese, si va formando un movimento di persone, sempre più numeroso, che si incontra, discute e arricchisce di contenuto la proposta politica di alternativa alle destre. È quello che, ad esempio, accade con le Fabbriche di Nichi, laboratori sociali e politici dove si fabbricano idee concrete di buona politica, partendo dalla convinzione che gli spunti e le esigenze della realtà sociale debbano trovare compimento e soluzione nell’azione politica. Ma non solo. È quello che avviene nei vari interventi pubblici di Nichi Vendola, dove la gente partecipa attivamente e criticamente, vogliosa di dare il suo contributo ad un ambizioso progetto politico. Un progetto politico che, piaccia o non piaccia ai dalemiani di ferro (alla La Torre), passa, innanzitutto, dallo “sparigliare” le carte che sono in mano all’attuale centrosinistra italiano. Anche per questo arrivano forti e dure le reazioni delle gerarchie di partito rispetto all’uscita di Vendola. Non è solo incapacità a leggere la realtà, è ovvio. C’è molto di più. Non si vuole lasciare, con così tanta facilità, il timone di questa babele che chiamano opposizione. Il giocattolo deve rimanere nelle mani dei soliti (ig)noti. Del resto, si tratta di un gioco assai divertente: dividersi e creare confusione su qualunque tema. Che sia Pomigliano, l’acqua pubblica, il nucleare, le unioni civili, la riforma costituzionale, il finanziamento bellico, il sistema elettorale, la riforma del welfare l’unica regola è: dire tutto e il contrario di tutto. Per raggiungere nel migliore dei modi l’obiettivo finale: la sconfitta della sinistra, in tutti i luoghi, in tutti i laghi (cit.). In tanta confusione, però, i nostri amati eroi hanno trovato tempo e modo per dare una risposta corale almeno su un tema: la candidatura alle primarie di Vendola. Questo, però, dovrebbe farli riflettere. Almeno su un punto. Vendola ha, infatti, avuto il merito di realizzare ciò che nessun altro leader di sinistra avrebbe mai  potuto nemmeno immaginare: tenere compatta e unita la coalizione. È un buon inizio. Per quanto riguarda il resto, lo scopriremo solo viVendola. ————————- P.S: finito di scrivere questo post mi è capitato tra le mani (non volevo, lo giuro!) un articolo di Marco Follini intitolato “Che c’entra il Pd con Vendola?”. A metà dell’articolo l’Autore individua il cuore dei problemi del centrosinistra italiano: “occorre scegliere. O si parla in prosa ai moderati o si parla in rima a chi è più a sinistra di noi.” Cogliendo il profondo senso di questa affermazione non ho resistito alla tentazione di ringraziare il suo Autore, parlando a chi è più a sinistra di noi! ————————- Perché amo così  tanto rimeggiare? È da tempo che lo chiedo a me stesso, e mi chiedo se una cura è  da trovare o se è meglio rimanere un poco fesso. Le risposte a questi dubbi stile Amleto Me le ha date un piddino duro e puro uno tra quelli che ha già  posto il veto a che Nichi sia il leader del futuro. E così Marco Follini ha esclamato scandendo come mai ha fatto prima: “E’ in prosa che si parla a un moderato Alla sinistra lasciamo l’uso della rima”. Del fatto di parlare in rima spesso Ho trovato dunque il senso e la ragione Ma un’altra cosa mi rende perplesso: E’ lo stato mentale dell’opposizione! Per carità, io questo Tizio lo ringrazio: le soluzioni ai dilemmi le ho trovate! Ma spero ponga fine ad un altro strazio: l’opposizione che spara le stronzate!

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