La scorsa domenica ero a pranzo da mia nonna per una rèunion famigliare in cui le pance piene ben cammuffano la pochezza di argomenti interessanti da proporre. Il mio cuginetto di appena sette anni, sopraffatto dalla noia, decide di scappare a giocare a palla nel cortile ignaro di scatenare l’ira della matriarca. Sono le due di domenica pomeriggio e, in un amen, la tenera vecchina si tramuta nell’orco cattivo sequestrando l’oggetto del reato riponendolo in cima al mobile più alto della casa. Dannato ingegno infantile!
Il piccolo Mattia, in bilico sulla sedia, si inventa provetto equilibrista quando qualcosa va storto e…Crack! Il vaso preferito della nonna in frantumi sul pavimento, quello dell’India, quello che buon’anima di nonno Enzo le aveva portato trentacinque anni fa’. Gli occhi rivolti a terra formavano un imbuto immaginario non abbastanza grosso da contenere i sermoni di nonna e zii. Cosa era successo per uno stupido pallone; sarebbe bastato modificare un solo tassello del puzzle e quel magnifico oggetto esotico sarebbe ancora lì in bella mostra. In Tv stava passando il servizio sulla decisione, da parte del Governo, di intervenire in Libia con bombardamenti mirati. Armi intelligenti si evince. La morte della pace a nemmeno venti giorni dalle onorificenze ad un morto per la pace. Come chiamarla, ipocrisia? Necessario pragmatismo?
Nel frattempo, Mattia, asciugate le lacrime, si appresta a salire nuovamente sulla sedia per conquistare il maledetto pallone. Ora l’ostacolo è stato eliminato.
Vittorio Arrigoni era come quel vaso: prezioso ed importante per alcuni, un greve ostacolo per altri.
Per tutti, come per il piccolo Mattia, the show must go on…
Jacopo Perosino
In memoria di Vittorio “Vic” Arrigoni (1975-2011)
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