Lo spettro della disoccupazione, non ti molla mai.
Una volta che si è introdotto in casa tua, non ti molla più, davvero.
Non ci si aggira sferragliando catene, eh, intendiamoci, ma a passo felpato per i corridoi di casa, lanciando solo un urlo agghiacciante ogni tanto, quando solo tu lo puoi sentire.
Lo spettro della disoccupazione è egoista e dispettoso. Qualche volta, ti dà anche l’illusione di essersene andato, diciamo così, verso altri lidi. E invece no.
Se ne sta tranquillo rannicchiato in un angolo, e aspetta che tu abbassi la soglia di attenzione, che torni quasi a fidarti, a sperare.
E allora, torna da te. A batterti sulla spalla. A ricordarti: “ehi, io sono qui, non te ne dimenticare. Posso tornare ad appollaiarmi sul tuo letto tutte le notti alle 4, all’ora degli spettri, e tormentare il tuo sonno. Posso ballare la giga alle tue spalle mentre controlli i magri resti del tuo conto in banca, e l’enorme pigna di conti da pagare e le lettere di sollecito di Equitalia…”
Lo spettro della disoccupazione è un coinquilino infido e profittatore: si prende la parte migliore del letto, ti ruba le coperte, mangia il cibo migliore e ti lascia solo vuoti a perdere. Si nutre delle tue ansie, della tua insonnia, e odia il fatto che tu ti illuda di essere felice. Sistemata. O anche solo lievemente contenta di tè stessa.
Lo spettro della disoccupazione è come un acchiappasogni al contrario: attira la sfiga, più che scacciarla.
Perché è un compagno prepotente, che vuole tutta la tua attenzione.
È violento, e anche se non ti lascia segni tangibili sulla pelle, dentro fa strage di te: delle tue viscere, del tuo cuore, dei tuoi pensieri, delle tue speranze. Non lascia intatto nulla.
È un compagno crudele, che ti fa a pezzi ma ti lascia in vita.
Anche con un cuore spezzato, dopotutto, si vive lo stesso.
E che senso avrebbe infatti, finirti, e porre fine anche al suo divertimento?