Alla vigilia: un incontro senza precedenti, un gesto che si spera sarà capace di “ricreare un desiderio, una possibilità” di rilanciare processo di pace in stallo del Medio Oriente scriveva Haaretz. “Nessuno è così presuntuoso da pensare che la pace scoppierà Lunedi” si legge nell’articolo che riporta le dichiarazioni di Fra Pierbattista Pizzaballa, custode della Terra Santa, che ha svolto un ruolo chiave nella creazione dell’incontro. “L’intenzione è riaprire una strada che è stata chiusa, per ricreare un desiderio, una possibilità, un sogno” e ha aggiunto che il Papa non intende coinvolgersi nei dettagli, come i confini o gli insediamenti.
Nei media internazionali e nei social media l’incontro è stato tenuto sotto tono, come tutti gli eventi per i quali non si posseggono strumenti di comprensione e piatta catalogazione. Che cosa è “preghiera”? Che cosa può scaturire da incontri dove gli Stati Uniti sono assenti? Quanto contano due “monumenti” storici come Peres e Abbas quando dietro di sé hanno due popoli politicamente rissosi e determinati – raccontano le cronache – a detestarsi ? Stesso sguardo altezzoso con cui i media avevano accolto l’intesa Fatah – Hamas e il nuovo governo di consenso nazionale.
I media non informano, insegnano. Insegnano l’indifferenza, la competizione, la persistenza nei rancori storici, financo quelli nascenti da narrazioni mai adeguatamente soppesate. I media “creano” mostri o semidei, non si interessano di “persone”. I media distraggono e frastornano. Se in Israele l’hashtag di Twitter “ Vaticano” durante l’incontro era in terza posizione, in Italia non compariva; in testa c’era #CorazonClasicMatch [con tanto di errore di ortografia inglese] poi #buonadomenica e perfino #Tremonti.
In Vaticano sono avvenuti gesti che potrebbero cambiare il clima dei contatti segreti che certo continuano ad avvenire fra israeliani e palestinesi. Molti l’hanno compreso, molti di più non ne hanno colto il significato perché il gesto andava a colpire l’inerzia mentale, l’odio abituale, la paura di cambiare e patologiche idiosincrasie. Sconosciuta è la speranza, si resta nei confini di un immediato interesse, sia concreto che psicologico, creduto individuale, in realtà eterodiretto.
Papa Bergoglio in questa circostanza ha mostrato quanto fortemente sta stringendo i legami con la Chiesa ortodossa. “Santità, Venerato Fratello Bartolomeo” l’ha chiamato, dando un segno di completa parità religiosa. A tutti: “Ci vuole più coraggio per fare la pace che per fare la guerra” .
Bergoglio ha definitivamente archiviato sia lo scisma all’interno della Cristianità, sia le Crociate mentre l’Adhan, l’invito musulmano alla preghiera, risuonava entro i confini del Vaticano. Ha suggerito che la politica non approda a soluzioni se si limita a stendere clausole e trattati.
Le preghiere sono avvenute secondo l’ordine cronologico delle rivelazioni, ma la cronologia è altresì evoluzione.
Con la religione ebraica è emerso alla coscienza il diritto alla libertà per un intero popolo, a costo di lunghe soste nel deserto dell’incomprensione.
Con la religione cristiana è emersa alla coscienza la fedeltà alla propria convinzione, a costo del sacrificio della vita.
Con la religione islamica, il popolo sparso diventa società e la libertà individuale trova limite in ciò che preserva la società stessa dalla degradazione.
Non sono vissute così nel concreto dai fedeli, ma ciò non ne cambia la valenza, al contrario mantiene viva la concezione che l’umanità non è un accidente biologico, ma una specie vivente con uno scopo che va oltre la bruta sopravvivenza. Non credo ci sia espressione più sconfortante di quella che spesso di ascolta e si legge “gli animali sono meglio delle persone”, significa l’abdicazione alla responsabilità spirituale.
Mia convinzione è che domenica, nella cornice stupenda dei giardini in Vaticano, si sono trovati fianco a fianco leader migliori della maggioranza dei popoli che politicamente o spiritualmente essi rappresentano.
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Nel video che segue, gli scatti di fermo immagine che documentano lo svolgimento della preghiera, delle tre allocuzioni del Papa, di Peres e di Abbas, fino alla messa a dimora degli olivi. Vanga alla mano, insegnamento chiaro: l’impegno non è fatto di parole ma di azioni.